Ci sono nomi che nella storia del calcio rimarranno per sempre impressi. Nomi di persone che, una volta entrate nell’Olimpo di questo magnifico gioco, non ci si toglieranno mai.
Ventitre anni fa infatti il mondo del calcio salutava per l’ultima volta Helenio Herrera. L’allenatore argentino legò nella seconda metà degli anni ’60 il proprio nome in maniera indelebile a quello dell’Inter. Verrebbe facile pensare da sùbito alla Grande Inter solo per i successi sul campo, ma sarebbe una visione fin troppo superficiale e quasi limitante. Il palmàres parla chiaro: coi nerazzurri arrivarono 3 scudetti (nel ’63-’65-’66), due Coppe dei Campioni (nel ’64 e nel ’65) ed anche due Coppe Intercontinentali (sempre nel 1964 e nel 1965). Ma la chiave del suo successo a Milano fu un altro, ben più profondo. Grazie alle sue idee ed alle sue visioni del calcio il Mago – così era soprannominato – riuscì a colorare per la prima volta di nerazzurro la coppa dalle grandi orecchie, sogno proibito di quell’Angelo Moratti che tanto diede per l’Inter in quei tempi. La grandezza delle sue imprese la si ricorda ancora oggi anche perché Herrera trasformò in maniera radicale l’approccio degli allenatori con i propri giocatori. Celebri sono i suoi scritti a proposito di allenamenti ma anche di vita privata degli atleti. Un precursore, un genio che migliorò ogni aspetto professionale legato a questo sport.
23 anni fa ci lasciava Helenio Herrera, ma il ricordo della sua grandezza non ci lascerà mai.
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