Albertini: “L’Inter è una squadra molto competitiva. Var? Innovazione giusta”
Demetrio Albertini si è concesso in un'intervista al Corriere dello SportIntervistato dal Corriere dello Sport, l’ex centrocampista italiano Demetrio Albertini ha detto la sua su diversi temi del calcio moderno, a partire dalla lotta scudetto fino ad arrivare al VAR ed alle cifre di un calciomercato che diventa sempre più fuori controllo.
LOTTA SCUDETTO – “La squadra da battere è la Juventus. La Juventus sa vincere. È attrezzata sia come società che come squadra. Però che cosa è cambiato? Che se fino all’anno scorso dicevo che poteva perderlo solo la Juventus, lo scudetto, quest’anno lo possono vincere anche altre. Io credo che oggi il Napoli sia veramente attrezzata per poterlo vincere perché ha tenuto giocatori importanti, la Roma sono curioso di vederla e poi continuo a sostenere che l’Inter è una delle squadre che già l’anno scorso era molto competitiva”.
VAR – “Sul Var io ho sempre detto che la difficoltà era la certezza. La prima cosa è la certezza della decisione. Su una cosa sono d’accordo con Buffon: il calcio è uno sport di contatto, quindi valutare il rigore o il non rigore da una televisione è sempre difficile. Io credo che sia un’innovazione giusta, ma ci vorrà un rodaggio costante, un po’
più lungo di quello che pensavamo. Se l’errore non è un elemento della vita? Assolutamente sì. Finché non impareremo a capire che si può sbagliare… Perché il problema italiano è che noi pensiamo sempre che dietro un errore ci sia la malafede. Tutto si misura attraverso la furbizia. Dall’altra parte sono più furbi di me, allora mi comporto così. Io ho giocato in Spagna che è la dimostrazione che si può vivere il calcio diversamente”.
CALCIOMERCATO – “Il mondo è cambiato, il calcio è cambiato, è un business enorme. Se si valuta esclusivamente una persona, un giocatore e il suo valore, in questo caso Neymar, la quotazione è non tanto amorale, quanto ingiustificata. Questo è un mondo di business, ci sono dei fatturati astronomici ma il valore sono o dovrebbero essere, alla fine, i calciatori. Ma ora ci troviamo a competere con dei nuovi ricchi, che non fanno parte della nostra cultura. Io dico una cosa: il mercato è una componente per poter vincere,ma io non so più se stiamo parlando di dimostrare chi è il più forte. C’è anche una voglia di rivalsa con il vecchio continente, da parte dei nuovi ricchi. Vedi la Cina, gli Emirati, il Qatar, queste nuove realtà. Io sono felice di aver guadagnato meno di ora, ma di aver giocato quando ho giocato”.
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