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Cosa vogliamo (ri)vedere dall’Inter questa sera contro il Milan

La partita di Coppa Italia di stasera rappresenta una grande occasione per l’Inter. Il primo stimolo è quello della qualificazione alla finale, che manca da ormai 11 anni. Il secondo è di natura psicologica: il match di oggi non conterà ai fini del campionato, ma può lanciare un messaggio.

I nerazzurri di Inzaghi hanno l’opportunità di mostrare il meglio di loro stessi, cosa che non hanno fatto nelle ultime partite. Ma cosa davvero vogliamo rivedere? Cosa ha perso l’Inter in termini pratici, oltre alla brillantezza mentale e fisica?

Hakan Calhanoglu (@Getty Images)

Un primo dato che salta all’occhio è la pericolosità persa sui calci piazzati. Dall’inizio del 2022, i nerazzurri hanno segnato due gol da palla inattiva (in undici partite): a differenza del periodo precedente, dove i gol erano stati 9 (in 25 partite). La media gol su calcio piazzato, insomma, si è più che dimezzata. Questo, nonostante non ci sia stata una diminuzione di corner guadagnati a partita, anzi, è rimasta più o meno la stessa.

Qui ci sarebbe da capire cosa possa essere successo, anche se è facile pensare che ora gli avversari siano riusciti a prendere bene le misure sugli schemi dell’Inter. Ma è un bel guaio, visto che la quantità di gol segnati su calcio piazzato – prima del 2022 – rappresentava il 5% delle reti totali dell’Inter. Una percentuale da non sottovalutare assolutamente.

Nicolo Barella (@Getty Images)

Altro punto di forza dell’Inter nella prima parte di stagione erano le incursioni centrali. Dall’inizio del nuovo anno, i nerazzurri di Inzaghi hanno segnato appena due gol da azioni partite dalla zona centrale (peraltro entrambi tiri dalla distanza in Coppa Italia, quello di Sensi contro l’Empoli e quello di Sanchez contro la Roma).

Se le fasce, rafforzate da un Perisic stratosferico e un Dumfries entrato a pieno regime, sono state il punto di forza in questi ultimi match, lo stesso non si può dire della zona centrale. Ciò che sorprendeva dell’Inter di Inzaghi, inizialmente, era anche la capacità di far male alle squadre nel cuore della loro difesa. Grazie a un palleggio di grande qualità e alla capacità di dialogo tra le punte e i centrocampisti.

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Alessio Murgida

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