ANGOLO TATTICO-Fiorentina-Inter
Fiorentina-Inter, quando a vincere è la noia. Fortuna che la gara non sia stata disputata in notturna, altrimenti l’abiocco sarebbe stato naturale conseguenza di uno 0-0 fedele specchio dell’assoluta monotonia dei novanta minuti di gioco dell'”Artemio Franchi”. Difficile individuare responsabilità nell’operato di Andrea Stramaccioni, del 4-2-3-1 messo in piedi dall’ex tecnico della primavera, se mancano cuore, grinta e corsa contro un avversario mai tanto lontano dal blasone del suo nome e perdipiù orfano di Jovetic e di una prima punta di ruolo come Amauri. TRAZIONE ANTERIORE– Le premesse per vincere c’erano davvero tutte: un avversario ampiamente rimaneggiato e alla continua ricerca di un’identità, mai brillante e convincente nell’arco di una stagione e dall’altra parte l’Inter quasi al completo grazie ai recuperi di Maicon e di Sneijder (inizialmente in panchina). Spazio alla fantasia di Zarate a sinistra e Alvarez a destra con licenza di rientrare sul piede preferito e Forlàn rifinitore al centro dietro al “Principe”. Conferme per Poli e Cambiasso al centro del campo, arretramento sulla linea difensiva mancina di Zanetti, Chivu centrale con Lucio e Maicon a destra a completare il reparto. I gigliati si affidano a Ljaijc e il ribelle Cerci in attacco, a centrocampo Behrami a far legna, Lazzari per pungere dalla distanza, Pasqual e Cassani sulle fasce e l’ex mai rimpianto Kharja a dettare i tempi. Difesa a tre con Nastasic, Natali ed il giovanissimo Camporese. Tutto fa pensare ad un assalto nerazzurro ma l’inferiorità numerica in mediana si fa sentire, mancano i rientri di Zarate e Alvarez in copertura e fa specie la lentezza dei nerazzurri nell’impostare il gioco sulle fasce, dove i due contro uno sono una vera e propria rarità. Colpa dei ritmi davvero blandi e dell’assoluta mancanza di movimenti senza palla, dell’abulica prestazione di un Forlàn sempre più oggetto misterioso, mai a suo agio in nerazzurro, mai integrato realmente in ogni sistema di gioco fino ad ora sperimentato. Ieri pesce fuor d’acqua, davvero in difficoltà in appoggio ad un Milito generoso ma servito malissimo e raramente con palloni giocabili, l’uruguayano è soltanto il lontano parente di quello ammirato da altre parti e sembra che la fiducia nei suoi confronti sia ormai agli sgoccioli. L’ingresso di Nagatomo non ha portato frutti, troppo lento l’incedere dei meneghini, troppi fraseggi inutili che servono solo ad incrementare il dato di possesso palla a fine gara, nulla più, mentre Sneijder nel grigiore generale avrebbe meritato comunque qualche minuto in più non foss’altro che per la sua maggiore capacità di fluttuare tra le linee rispetto all’ex Atletico Madrid. C’è infine da notare che è stata comunque la Viola ad avere le chances più ghiotte per portare a casa i tre punti, oltre al rigore parato magistralmente da Julio Cesar, su calcio d’angolo su ennesima disattenzione difensiva, Nastasic si è trovato a concludere di poco fuori libero da marcature. Un punto guadagnato, a Udine ripetere una prestazione del genere significherebbe andar via senza punti, occorre meditare.