Matias Antonini: “Felice per l’esordio a San Siro in un derby! Aspettavo questo momento da…”
L’Inter di Roberto Mancini ha dimostrato, ancora una volta, di non perdere un derby contro il Milan quando c’è qualcosa in palio. Che siano i tre punti del campionato o la coppa del Trofeo Berlusconi non fa differenza per i nerazzurri. Ieri il tecnico Jesino ha sperimentato e dato spazio a seconde linee e ragazzi della Primavera per sfidare l’amico Sinisa Mihajlovic. Tra i tanti giovani scesi in campo c’era anche Matias Antonini, centrocampista italo-brasiliano classe 1998, che ha raccontato l’emozione dell’esordio a San Siro ai microfoni di Zero Hora Sport. Questo quanto riportato da Tuttomercatoweb.com:
“Non riuscivo a dormire dopo l’esordio, ma dovevo trovare comunque un modo perché la mattina dopo dovevo prendere la metropolitana per andare a scuola”.
Ma com’è stato debuttare a San Siro in un derby?
“Immaginavo questo momento da quando sono arrivato all’Inter, tre anni fa. E finalmente il momento è arrivato. Ho giocato circa mezz’ora, sono felicissimo per aver giocato un classico come questo”.
Ma hai mai giocato al Meazza prima?
“È stata la prima volta, di solito gioco con la Primavera al centro tecnico. È tutto di un altro livello, lo stadio, l’Inter, il Milan… Vedevo lo stadio dalla tribuna ed era bellissimo, da dentro il campo lo è ancora di più”.
Com’è stata la presentazione tra i professionisti?
“Noi ragazzi viviamo a Interello, a 40 minuti da Appiano Gentile. Un pullman della squadra ci ha portato lì prima di pranzo, dopodiché ci siamo presentati al mister Roberto Mancini”.
Il Milan ha giocato con tutte le proprie forze…
“È vero, io per esempio sono stato marcato da Kevin-Prince Boateng. Sono cresciuto guardando questa gente in televisione o giocando coi videogame e all’improvviso me la ritrovo davanti”.
Nervoso prima di entrare?
“All’inizio sentivo le farfalle nello stomaco, poi al primo pallone toccato ho detto: ‘Dai, giochiamo'”.
Cosa ti ha detto Roberto Mancini prima di scendere in campo?
“Il mister ha chiamato tutti i ragazzi pronti a entrare chiedendo loro: ‘Hai paura?’. Lo ha chiesto anche a me, ma io gli ho risposto: ‘Neanche un po”. E poi si è raccomandato di giocare veloce, uno-due tocchi”.
Hai scattato una foto con la coppa?
“No, solo con la squadra in campo. Ma la medaglia è qui con me”.