Nicolò Barella è uno dei pilastri dell’Inter di Conte. Voluto fortemente dal tecnico salentino, l’ex Cagliari ci ha messo un paio di mesi per ingranare, ma poi l’Inter non ha potuto fare più a meno di lui. A suon di superlative prestazioni ha conquistato il centrocampo nerazzurro, consacrandosi anche nella Nazionale di Roberto Mancini.
Barella è stato protagonista di una lunga intervista concessa ai microfoni di Dazn: “Da piccolo sognavo la Serie A e la fascia da capitano del Cagliari, adesso i miei sogni solo colorati di nerazzurro”.
Il metodo Barella: “Il mister mi ha aiutato tanto in questo. Sono metodico in mezzo al campo, prima ero più spirito libero ora Conte mi ha dato tante nozioni e mi ha aiutato ad essere più ordinato. Ora scelgo i momenti, poi gioco con grandi campioni e ho imparato tanto da loro. Ogni tanto in campo mi faccio prendere dalla foga e in questo devo migliorare”.
I primi passi nel calcio: “Ho iniziato a 3 anni e mezzo a giocare. Verso i 14 anni ho capito che forse ero un po’ più bravino degli altri e potevo ambire a qualcosa di veramente importante”.
Lukaku e il paragone con Shaquille O’Neal: “Entrambi fanno dello strapotere fisico la propria forza maggiore. Romelu è anche tanto altro. Anche in allenamento per spostarlo dobbiamo aggrapparci in due o tre. Una forza della natura, in quello è incredibile. Lui riesce ad avere un rapporto speciale con tutti, ha sempre una buona parola per tutti. In campo è uno che riesce a determinare tanto il risultato. E’ stato incredibile, quando è arrivato ha salutato tutti in italiano e per noi è stato strano”.
Su Zola: “Gli devo tanto, mi ha fatto esordire. E’ la persona più umile che ho conosciuto nel calcio, lui è un maestro in questo e ho capito grazie a lui che per diventare campione bisogna essere prima umili”.
Il sangue sardo: “Sono tanto orgoglioso di essere sardo, siamo una squadra internazionale e non so se tutti sanno come siamo noi sardi. Con il mio atteggiamento in campo mi sento abbastanza sardo, spero che tutti capiscano e se rendano conto. Capitano più giovane del Cagliari? E’ stata la più grande soddisfazione che ho avuto con la maglia rossoblù, mi sono sentivo quasi invincibile”.
La finale persa di Europa League: “Questa è la più grande delusione personale da quando gioco a calcio. Non vorrei più rivivere questa sensazione, spero un giorno di alzarla la coppa. Quella volta non l’ho neppure toccata perché ero arrabbiato. Abbiamo fatto un ritiro lungo, lontano dalle nostre famiglie, abbiamo passato tanto tempo insieme e avremmo meritato un finale diverso”.
Il gol contro il Cagliari: “E’ stata una bellissima rete, dopo quello contro il Verona è il più bello che ho fatto in Serie A. E’ stato strano. Ero contento ma allo stesso tempo dispiaciuto, ho chiesto scusa subito e poi mi sono emozionato”.
I complimenti di Dejan Stankovic: “Ho sempre sognato di replicare i suoi gol, ma lui è un modello da seguire in tutto. Nell’atteggiamento, nel fatto che non mollava mai, a lui non serviva parlare. A me è sempre piaciuto il suo essere leader, poi quando segnava tutto San Siro esplodeva. Era un’emozione vederlo in tv”.
Sulla Nazionale: “E’ un orgoglio, è un sogno per tutti. Devo tanto anche a Mancini che ha creduto in me già da quando ero a Cagliari. Ha creato un bellissimo gruppo e non è facile perché ognuno gioca una squadra diversa, il mister è stato bravissimo perché ha lasciato a tutti massima tranquillità e siamo liberi di esprimerci”.
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