Nicolò Barella fa parte dei 30 candidati alla vittoria del Pallone d’Oro. Ovviamente il premio difficilmente sarà consegnato a lui, dato che è conteso tra Lionel Messi ed Erling Haaland. Si tratta della seconda candidatura per il centrocampista dell’Inter che quest’anno è l’unico italiano a far parte della lista. Sintomo del fatto che all’estero sia quello più considerato secondo il Corriere dello Sport.
Una grande soddisfazione ma non si tratta di un punto di arrivo nella carriera di Barella, semmai di una tappa. Il classe 1997 ha ancora diversi anni davanti a sé ed è in continua crescita. Secondo il quotidiano romano il suo futuro sarà a Milano per due motivi: il primo sarebbe il contratto fino al 2026; il secondo invece il fatto che sia considerato tra gli incedibili della rosa. Questa sessione di mercato ci aveva provato il Newcastle, prima di acquistare Tonali, ma ha ricevuto un no sia dal giocatore che dalla società. Lo stesso Liverpool, al lavoro per ricostruire il proprio centrocampo, aveva pensato al 23 nerazzurro, ma non c’è stato nulla da fare.
Quest’anno con la partenza di diversi pilastri, gli sono state affidate diverse responsabilità. Barella è infatti vice-capitano, ruolo di peso all’interno dello spogliatoio. Responsabilità che lo hanno costretto ad essere tra i trascinatori e che lo hanno fatto maturare anche in campo. L’episodio contro la Fiorentina, per il fallo subito da Arthur nemmeno ammonito, gli ha fatto perdere le staffe. Atteggiamento che gli è costato il cartellino giallo, a primo tempo già finito. Un aspetto sicuramente da curare in vista dei grandi impegni che l’Inter affronterà anche questa stagione
Lo ha ammesso lo stesso giocatore nella conferenza stampa con la Nazionale in vista dalla gara contro la Macedonia: “La Champions è stata una grande esperienza giocare contro i migliori al mondo ti aiuta. Ora devo migliorare il lato caratteriale, sono impulsivo e ogni tanto viene fuori. La nomination per il Pallone d’Oro è un onore per me. Ringrazio i miei compagni, tutta l’Inter ed Inzaghi, lo devo a loro”.
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