Bastoni sull’Inter: “Per vincere bisogna essere innanzitutto una famiglia, solo così si diventa grande squadra”
Il baby prodigio nerazzurro ha parlato a lungo durante una diretta InstagramAlessandro Bastoni è una delle stelle più fulgide dell’attuale firmamento nerazzurro, specie dati gli enormi margini di crescita che ha per la giovanissima età. Il difensore, uno dei pupilli di Antonio Conte, ha presenziato durante una diretta Instagram con l’Associazione Giacomo Sintini per appoggiare una raccolta fondi per fronteggiare l’emergenza Covid. Il calciatore si è dimostrato molto disponibile, rispondendo a parecchie domande anche sulla propria esperienza in nerazzurro.
Bastoni ha dichiarato: “L’Inter è come una famiglia, mi sono trovato benissimo sin da subito. Mi hanno accolto tutti alla grande, sia i tifosi, che lo staff. Sto veramente bene, sono felice e non posso lamentarmi di nulla. Sento molto fortunato, faccio quello che amo e che sognavo. Il calcio mi ha aiutato ad aprirmi, a fare nuove amicizie, a liberare la testa dai pensieri”.
“Il mio esordio a San Siro è stato una cosa incredibile, che non dimenticherò mai. Probabilmente mi ci vorrà ancora qualche anno per realizzare bene cosa è successo davvero. Giocare davanti a 70mila persone che urlano il tuo nome è qualcosa di fantastico. Sinora la mia partita più importante è stata la finale di Europa League: anche se non abbiamo vinto giocarsi una finale europea è comunque un grande traguardo. Sono partite che ti fanno crescere e io ho solo 20 anni, sono fiducioso per il futuro”.
Bastoni ha poi proseguito parlando del valore dello spogliatoio: “Da soli non si combina nulla, nella vita come nel calcio. Il singolo viene valorizzato dalla squadra. Certo, io sono giovane e non ho molta esperienza in materia, ma per me essere squadra vuol dire essere amici fuori dal campo, darsi una mano l’un l’altro nei momenti di difficoltà. La squadra è una seconda famiglia e come in tutte la famiglie ci sono le giornate storte, gli screzi. E come in tutte le famiglie bisogna a volte scendere a compromessi, rispettare il carattere degli altri e capirsi a vicenda. Per vincere bisogna essere di tutto una grande famiglia, poi in secondo luogo anche una grande squadra”.
Il difensore ha poi concluso: “Che partite avrei voluto vivere? Sicuramente la finale del mondiale 2006 e la finale di Champions League dell’Inter nel 2010. Mi sarebbe piaciuto essere Materazzi per vivere quelle gioie immense”.
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