Beccalossi: “Ora il calcio va a velocità supersonica, io fortunato a giocare negli anni ’80”
L'ex calciatore nerazzurro ha ricordato il suo periodo da calciatore e commentato le recenti prestazioni della squadra di ConteL’Inter di Conte continua a sorprendere, totalizzando la sesta vittoria consecutiva in sei giornate di campionato. Ritornata in testa alla classifica controsorpassando la Juventus, la squadra nerazzurra si prepara al big match proprio contro i bianconeri da capolista. Evaristo Beccalossi, ospite negli studi di Sky, ha commentato proprio i risultati della squadra di Conte e ricordato alcuni episodi della sua carriera da calciatore. Ecco le sue parole.
Beccalossi calciatore – “Alla fine credo di aver avuto la fortuna di fare ciò che mi piaceva di più. Un Beccalossi al giorno d’oggi? Mi avrebbero costretto ad allenarmi (ride, ndr). Credo che ora il calcio sia cambiato tantissimo, va a velocità altissima. Io sono contento di aver avuto la fortuna di giocare negli anni ’80, mi tengo tutto quello che ho vissuto. E ora, arrivare ad una certa età alzandoti ancora con il sorriso, è una fortuna per il percorso che ho fatto”.
‘DNA Inter’ – “È stata una bella iniziativa perché dà modo di parlare della Milano degli anni ’80 e del calcio del tempo, quindi mi auguro che prosegua”.
Sinistro meglio del destro – “Sì, perché io nasco come destro naturale ma poi allenandomi ho imparato col mancino e alla fine ho preso tutte le movenze di un mancino naturale”.
Addio al calcio – “Ho deciso di fermarmi quando sono entrato nello spogliatoio e mi pesava sia arrivare che cambiarmi, ancor prima di allenarmi. Lì ho capito che non lo facevo più con gioia e quindi ho scelto così. Avrei potuto tirare avanti altri 2-3 anni, ma sentivo di non essere più felice di farlo”.
Formula 1 – “Leclerc? Quando si intravede uno bravo bisogna essere coraggiosi e lanciarlo, anche nel calcio. Quando uno ha certe qualità gli va data fiducia, l’idea di ‘bruciare i giovani’ è un concetto assurdo”.
Figurine – “Al Brescia, nel settore giovanile, il primo obiettivo non era entrare in prima squadra, ma entrare nell’album delle figurine Panini. Quando in ritiro arrivava il fotografo faceva la conta di quanti poterne mettere nell’album, perché erano massimo in 14, e fui contentissimo di vedermi al suo interno”.
Cognome – “Il problema più grande era arrivare a San Siro e vedere i grandi nomi del passato, che ti portano a chiederti: “Ma cosa c’entro io, con il mio nome, in mezzo a questi così importanti?”. Poi però sentire San Siro chiamarti e aver lasciato un piccolo segno nella storia dell’Inter è bellissimo”.
Inter di Conte – “Mi auguro che ad aprile sia lì, perché l’obiettivo è quello di lottare per la vittoria finale. Credo sia difficile dire in questo momento che vincerà il campionato, però io ci credo, so come lavorano le persone che sono arrivate e bisogna restare attaccati alla Juve fino all’ultimo per crederci”.
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