Bellinazzo: “Inter troppo grande per fallire. Vi spiego il patto Moratti-Thohir e la situazione finanziaria”
L'esperto di finanza de "Il Sole 24 Ore" viaggia nel mondo finanziario nerazzurro, spiegando i possibili scenari dei prossimi anniLa situazione finanziaria dell’Inter è resa più complicata del previsto dall’incertezza della partecipazione alla prossima competizione europea: Champions League o Europa League? Le differenze economiche sono importanti. A fare il punto sulla situazione ci ha pensato l’esperto in finanza Marco Bellinazzo, che ai microfoni di Goal.com ha analizzato la situazione nerazzurra: dalla possibile cessione delle quote di Massimo Moratti alla ricerca di nuovi soci di Erick Thohir, fino al chiarimento sul “possibile fallimento” della società nerazzurra in caso di mancato accesso alla prossima Champions.
MORATTI E THOHIR – “Per il matrimonio tra l’Inter e il Erick Thohir si approssimano i mesi decisivi. Da qui a novembre si delineerà il futuro del club, e per forza di cose si dovrà passare dalle forche caudine della qualificazione Champions. Per lasciare tranquilli Roberto Mancini e la squadra, Thohir e Moratti hanno concordato una sorta di “pax” comunicativa per tacitare i rumors sulla vendita di quote societarie. Al momento della cessione del 70% dell’Inter, Moratti aveva ottenuto l’inserimento di una clausola “put” nel contratto. Vale a dire il diritto di vendere la sua restante quota (29,5%) a Thohir, se non avesse trovato altri acquirenti. Questa clausola non poteva essere esercitata prima dei due anni dalla vendita, ma può essere esercitata fino ai tre anni dalla stessa. In pratica, in qualsiasi momento Moratti, da qui fino al prossimo novembre può pretendere che Thohir rilevi la sua partecipazione. Avrebbe potuto esercitare questo diritto già dal novembre 2015, ma non lo ha fatto perché l’ex patron non intende destabilizzare l’ambiente e perché un’Inter di nuovo protagonista potrebbe trovare compratori disposti a pagare bene un pacchetto azionario che, rapportato al prezzo della cessione, potrebbe valere fino a 100 milioni. Una cifra su cui si proiettano però sempre più minacciose le ombre di una gestione che nel primo biennio (2014-2015) ha accumulato 240 milioni di perdite, che farà molta fatica a rispettare il diktat Uefa, imposto per le violazioni al Fair play finanziario, di un rosso 2016 di soli 30 milioni e che ha uno stock di debito di oltre 400 milioni (inclusi i 108 milioni prestati da Thohir all’Inter), cui si aggiungono i “pagherò” del calciomercato estivo 2015 per circa 50 milioni”.
NUOVI SOCI – “Moratti dunque ha fatto trasparire la sua volontà di uscita a Thohir, prima che il valore della sua quota si riduca ulteriormente. Thohir a sua volta non ha intenzione di incrementare la sua partecipazione (pagata finora con un aumento di capitale ad hoc per 75 milioni) e fiutando il nuovo vento che spira dall’Oriente, si è rivolto a Goldman Sachs per trovare nuovi soci. Vale a dire investitori pronti a rilevare la partecipazione di Moratti ed eventualmente una parte della sua maggioranza (detenuta con l’amico Handy Soetedjo). Per il momento proprio il colosso della chimica China National Chemical Corporation, nuovo azionista di maggioranza di Pirelli, sta spingendo per il rinnovo della storica sponsorizzazione con l’Inter (si parla di un triennale da 10 milioni di € a stagione). La banca d’affari americana non è indifferente al futuro nerazzurro, anzi è il principale finanziatore dell’Inter ed ha “in pegno” la cassaforte del club. A maggio 2014 a Thohir è stato concesso un prestito di 230 milioni di e a garanzia del quale sono stati dati i futuri ricavi dei contratti di sponsorizzazione e i flussi dei diritti tv. Il finanziamento va rimborsato con rate da un milione al mese e prevede un mega saldo finale da 184 milioni di € entro il 30 giugno 2019. Goldman Sachs perciò ha bisogno che l’Inter riparta davvero e generi entrate sempre più cospicue, per essere certa di non ritrovarsi una scatola vuota tra le mani”.
FANTASMI DEL “FALLIMENTO” – “I timori di un default serpeggiano tra gli addetti ai lavori anche perché in questi mesi le scelte della dirigenza e della proprietà non sono andate nella direzione di un risanamento dei conti. Si è voluto, al contrario, rischiare investendo molto per centrare subito un obiettivo come la Champions indispensabile per i proventi diretti e indiretti che è capace di produrre. D’altro canto, lo scenario di un fallimento sarebbe “normale” per un’azienda di qualsiasi altro settore che “sbaglia” clamorosamente business plan. Contro questa prospettiva però pesano almeno diversi elementi. L’Inter rappresenta calcisticamente ciò che nel mondo finanziario sono certe banche, ovvero “Too Big to Fail”, troppo grandi per fallire. La morte del debitore è l’ultima cosa che spera il creditore. Inoltre nello scenario peggiore per l’Inter ci sarebbero due elementi patrimoniali che potrebbero consentire di uscire dalle secche evitando di portare i libri in tribunale magari rinegoziando il debito, ripensando piani di sviluppo, dirigenza ed assetto azionario: un brand tuttora unico e una rosa che vale più di 250 milioni. E poi la palla nei prossimi mesi potrebbe tornare a rotolare nel verso giusto e semplificare le cose. Le qualità tecniche e tattiche ci sono. E non è detto che prima o poi gli Dei del Calcio non bacino quelli della Borsa”.