17 Marzo 2019

Bergomi: “I valori della maglia dell’Inter sono diversi da quelli delle altre squadre. Quando la indossi lo devi capire”

In una lunga intervista rilasciata ad Inter Tv l'ex difensore nerazzurro ha raccontato, attraverso le maglie dell'Inter, numerosi aneddoti riguardanti la sua carriera in nerazzurro e alcuni compagni che hanno condiviso momenti della sua esperienza all'Inter

Ho indossato solo questa maglia quindi per me è tutto“. Basterebbero solamente queste parole per sintetizzare ed esprimere l’attaccamento e l’amore per i colori dell’Inter di Beppe Bergomi. In una lunga intervista concessa ai microfoni di Inter Tv la leggenda nerazzurra ha ripercorso, attraverso le maglie nerazzurre, i suoi vent’anni di carriera all’Inter.  Queste le sue parole:

RUMMENIGGE –Questa maglia è stata indossata dal tedesco contro l’Amburgo, sono stato sfortunato nella partita di andata avendo fatto un’autorete all’andata. Adesso non sarebbe mai considerato come autogol, la palla mi ha sfiorato ed è andata in porta. Avevamo eliminato una tedesca prima, il Colonia e poi l’Amburgo dopo, perdendo 2 a 1 all’andata e vincendo uno a zero al ritorno. Un bel ricordo di Karl Heinz Rummenigge. Pesante giocare con la maglia dell’Inter perché è piena di storia. Quando vai su qualsiasi campo la devi onorare al massimo, quindi, soprattutto a livello europeo hai un’immagine da difendere e devi onorare la maglia. Sempre onorare la maglia che indossi e far capire a tutti il senso di appartenenza“.

MATTHAUS –88-89, l’anno dello scudetto dei record. Lothar Matthaus, è il più grande con cui ho giocato, aveva grande leadership ed era un grande trascinatore. Un Pallone d’Oro, Trapattoni lo teneva sempre a fine allenamento a calciare di sinistro. Fece anche un gol nel Mondiale del ’90 che poi vinse, e ringraziò anche pubblicamente il Trap. Penso che quando uno è capitano di una squadra deve far capire cosa vuol dire indossare la maglia dell’Inter. In quegli anni forse era più facile, visto che tutti i grandi campioni erano nel nostro campionato. I tedeschi erano forti mentalmente e si adattavano facilmente al nostro calcio. Matthaus e Brehme avevano più o meno lo stesso carattere, Klinsmann era già un po’ diverso caratterialmente“.

MUSICA – “Nello spogliatoio non si metteva, non eravamo così avanti. Sul pullman musica per tutti, subentra anche un po’ di scaramanzia sentendo sempre le stesse canzoni. Col Walkman ognuno di noi ascoltava le proprie canzoni preferite. Io non ero un grande amante di musica, quindi quello che mettevano gli altri per me andava bene“.

BERGKAMP, dalla Germania all’Olanda –Con lui ce l’ho messa tutta per farlo ambientare. L’ho portato fuori, con la moglie, per fargli imparare la lingua. Lui è arrivato in un momento storico nel quale l’Inter stava cambiando e anche il quell’annata lì, con i suoi gol e i suoi assist ci ha fatto vincere la Coppa. I grandi campioni, lui è Jonk, hanno dato tanto all’Inter e alla stagione europea, anche se nel computo totale dell’esperienza nerazzurra potevano fare di più. Lui andò a vivere vicino a Lecco e quando lo andavo a prendere si stava a cena fuori da Milano, Milano in quegli anni si viveva poco si andava maggiormente sul lago di Como“.

MATTHAUS E TRAPATTONI –Lothar faceva avanti e indietro, si era innamorato della showgirl in Svizzera e faceva avanti e indietro dalla Svizzera. Lui è così, prendere o lasciare. Era un leader di grande temperamento, ma la forza e la mentalità che ci hanno dato è stata tanta. Tu gli dicevi: “Giochiamo contro il Lecce” e lui ti diceva: “Che problema c’è, domani vinciamo”. O in una gara contro il Partizan, che stavamo perdendo uno a zero su un campo impossibile, lui si alza e dice: “Ragazzi tranquilli, faccio gol io”, e così fece.  Lui era il nostro leader“.

RONALDO –Le prime volte che si è presentato alla Pinetina la tecnica in velocità che ho visto a lui non l’ho vista a nessun altro giocatore. Ma anche in allenamento, faceva delle cose molto superiori rispetto a quelle che poi si vedevano in partita. Un bravissimo ragazzo, si è inserito subito nella squadra. Lui la viveva con molta leggerezza, a lui piaceva scherzare con tutti anche due minuti prima di scendere in campo. Era forte dentro, mentalmente, sapeva reggere bene le pressioni e quando andava in campo sfoderava tutto il suo talento“.

INCE – “Un trascinatore, un grande lottatore. E questo quello che piace al tifoso interista, dava tutto per la maglia. Quando parliamo di valori, sono questi. I valori dell’Inter sono diversi da quelli delle altre squadre, e tu, quando indossi questa maglia lo devi capire. e Lui lo ha fatto con grande orgoglio e grande determinazione. Lui era un positivo, durante la gara se volevi contare su di lui, c’era”.

ZAMORANO – “Cuore. Non ho mai visto un calciatore saltare così di testa come lui. Giocava col cuore, assomiglia un po’ a Ince come temperamento e attaccamento alla maglia. Con lui sono legato alla Coppa Uefa che abbiamo vinto, è un bel personaggio“.

ZANETTI –Grande capitano, Gli ho dato la fascia. Racconto un aneddoto: “La prima volta che si è presentato a Cavalese, si è presentato con Ottavio Bianchi. Facemmo un torello e lui non la perdeva mai, io dissi: “Ma questo qui da dove arriva?”. Sia come ragazzo che tecnicamente ha fatto molto bene”.

SIMEONE –Lui ha saputo soffrire. All’inizio non era buono il rapporto, non si era inserito subito. Poi il rapporto è cambiato e quello che ha fatto per l’Inter lo ha fatto bene“.

L’ULTIMA MAGLIA –Questa è la maglia dell’ultima stagione all’Inter. Siamo arrivati a giocare i quarti di finale con il Manchester. Ci fosse stato il VAR, ci annullarono un gol clamoroso, forse le cose sarebbero andate diversamente. Avremmo potuto fare un percorso diverso, anche con il nostro mister che aveva iniziato quell’annata: Gigi Simoni. Ho avuto grandi allenatori, ma lui è stato un grande, gli devo tanto. Con lui sono tornato a fare un Mondiale. Lui mi ha detto: “Non interessa se uno abbia 18 anni o di più, per me gioca chi merita“.

BAGGIO –Era una persona dai valori profondi. Magari non lo vedevi ma poi nel momento del bisogno lui c’era come amico. Una persona particolare ma speciale“.

LA MAGLIA DELL’ESORDIO –La ho nella mia bacheca, è un ricordo speciale. Quando fai l’esordio con una squadra con la quale hai fatto tutto il settore giovanile, te la senti proprio addosso. Esordire a S. Siro, contro il Como, facendo un errore alla prima palla che ho toccato e prendendo gol, ribaltando poi la partita e vincendola. Da lì è partito il viaggio e non ne sono più uscito. Quando rimani per 20 anni con la stessa squadra vuol dire che hai fatto la storia di quel club, e sei rimasto nella storia di questa grande squadra“.

LA MAGLIA CHE PORTA NEL CUORE –Se dovessi sceglierne una tra tutte queste quale ti porti dietro? Farei torto a qualcuno se ne scegliessi una. Ma se devo scegliere scelgo quella dell’anno dei record, ed è stata una stagione incredibile. Questa come maglia da indossare. Se ne devo scegliere una da ricordare, è quella di Spillo Altobelli. Era l’inizio, aveva vinto l’Inter uno scudetto con tutti italiani“.

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