Bergomi: “L’emozione più grande il Mondiale dell’82. I festeggiamenti erano diversi da oggi”
Le parole dell'ex capitano nerazzurro20 anni al servizio della maglia dell’Inter, ben 519 presenze e 23 reti e sette stagioni con la fascia di capitano delle Beneamata: Giuseppe Bergomi è stato uno dei simboli del club tra gli anni ’80 e ’90. Intervenuto ai microfoni di Deejay Football Club, lo “zio” ha raccontato la sua emozione più grande legata allo sport: “Innanzitutto il mio pensiero va alle persone che sono in difficoltà, ai dottori, agli infermieri e a tutti i volontari che in questo momento stano facendo un grandissimo lavoro. Emozione vissuta? Quella del Mondiale ’82, scontato ma è stato emozionante. I miei compagni – grandi uomini – hanno permesso ad un giovane ragazzo di 18 anni di vincere il Mondiale. Cosa è successo dopo? Era 38 anni fa, c’era una moderata esultanza, ci siamo abbracciati ma senza champagne. Dopo essere tornati in albergo erano tutti con le moglie ed io Baresi uscimmo, tutto lì. Andammo in discoteca. Per capire bene l’impresa ho dovuto aspettare un po’, ero troppo giovane. Per me Bearzot era un secondo papà ed ancora oggi abbiamo la chat WhatsApp dei campioni del Mondo”.
Impatto: “Non ero solo, mi hanno aiutato i miei compagni dell’Inter ed è stata una grande cosa. Tardelli e Gentile mi incutevano un po’ paura caratterialmente. Anche con Bini all’Inter è stata dura. L’impatto iniziale era difficile”.
Perché zio? “E’ stato Marini quando entrai a 16 anni nello spogliatoio dell’Inter, mi chiese quanti anni avessi e mi disse che sembravo già suo zio. Da allora è rimasto così”.
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