Tommaso Berni, ex terzo portiere dell’Inter, si è concesso ai microfoni di gianlucadimarzio.com dopo non aver rinnovato il proprio contratto con il club nerazzurro.
Ecco le sue parole: “Era nell’aria sapevamo che sarebbe tornato Radu e con il club ne avevo già parlato. Ho vissuto un sogno, mai da bambino lo avrei immaginato. Ho condiviso lo spogliatoio con grandi campioni e non smetterò mai di ringraziate Zhang, Marotta e Ausilio”.
Nuova esperienza: “Ma serve qualcuno che mi voglia. So che non sarà facile trovare una squadra ma non ho la presunzione di diventare di colpo protagonista. So quale è stato il mio ruolo negli ultimi anni e credo che rimarrà quello. Ritiro? Non ci ho proprio pensato, sto meglio adesso di quando ne avevo 20!”.
L’Inter e il sogno di una vita: “Cavolo, facevo quello che avevo sempre sognato! Mi godevo tutto come un ragazzino. L’ego è una brutta bestia. C’è un obiettivo superiore, cioè che la squadra vinc, poi c’è la passione, per il ruolo e nell’aiutare i compagni in difficoltà. Io arrivavo al campo con il sorriso. L’Inter per me era un sogno e cercavo di trasmettere questa gioia. La voglia di giocare ce l’ho sempre avuta. Ogni martedì arrivavo al campo con l’obiettivo di allenarmi al massimo per giocare la domenica. Anche a 10 anni ero l’ultimo ad andarmene per la disperazione di mia madre”.
L’affetto dei tifosi: “Forse anche perché è uscita un po’ troppo forte la mia indole ultrà. Le due espulsioni? Quando giochi, resti concentrato e non noti nulla da fuori, invece, vedi tutto. Accumuli adrenalina che però non puoi scaricare e quando ti ritrovi l’arbitro lì… La prima volta sbagliai e chiesi scusa a tutta la terna. La seconda, però, fu eccessiva. Non feci niente di offensivo, ma con lo stadio vuoto si sentiva tutto. Dissi solo un porca t***. Dopo la partita con il Parma, andai nello spogliatoio dell’arbitro con fare minaccioso (ride ndr). Gli dissi: ‘Ora mi offri da bere. E fidati che, quando bevo, bevo tanto!’ Scoppiarono tutti a ridere. Ai compagni poi regalai un paio di AirPods”.
Zero rimpianti: “Comunque vada sarà un successo, è sempre stato il mio motto. Dispiace lasciare l’Inter, anche perché sono convinto che presto alzerà trofei importanti. Mi mancherà la panchina di San Siro. E io mancherò a lei. Non ci sarà più un matto che esulta ad ogni gol o che si faccia buttare fuori”.
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