Berti: “L’Inter se la gioca con il Tottenham. Squadra nata per essere più forte in Champions che in campionato”
In nerazzurro Berti gioca nove stagioni prima di passare nel gennaio 1998 al TottenhamIn occasione dell’esordio nerazzurro in Champions League contro il Tottenham, La Gazzetta dello Sport ha intervistato Nicola Berti, storica bandiera nerazzurra con un passato anche nelle file degli Spurs.
Il passaggio dall’Inter al Tottenham: “Ormai all’Inter ero solo un uomo spogliatoio, sulla panchina c’era l’impronta del mio sedere. Per tirarmi su restavano i numeri che faceva Ronaldo: saltavo in piedi ogni volta, e giù capocciate contro la tettoia. Per sei mesi sono stato molto a Londra prima che mi imponessero il 4 per vendere maglie. Avevo il numero 35: lo adoravo. I tifosi mi chiamavano Gorgeous, magnifico, perché ero simpatico, forte e facevo impazzire tutte, ehm, tutti. Altri ritmi, a quei tempi: in tre settimane ero già a posto, al settanta per cento facevo la mia figura. Allora in Inghilterra era un calcio più disordinato, perfetto per me: giocavo alla Pirlo e in più contrastavo anche, in cinque mesi 3 gol e 4 assist”.
Gli allenatori del Tottenham: “Con Christian Gross andò tutto bene. Pleat mi tolse dopo 75’ di Southampton-Tottenham, avevo anche preso una traversa. Gli dissi “Ho bisogno di minuti per entrare in forma”, un’ora dopo mi venne a prendere al bar dello stadio dove stavo bevendo una birra con i giornalisti: “Hai bisogno di correre? Vai con le riserve”. E lì mi lasciò per sempre Graham, arrivato dopo di lui. Non amava gli stranieri: io, poi Tramezzani, alla fine pure Ginola. Preferiva una squadra con i suoi inglesetti”.
Harry Kane: “E’ forte fisicamente, corre, appoggia, tira, ha testa in tutti i sensi e ignoranza in senso buono. Non lo tiri mai giù, un po’ mi ricorda Ibrahimovic: tecnicamente inferiore, ma più uomo squadra. Non è nel suo momento migliore: speriamo duri un altro po’. Resta lui l’uomo da temere? Lui e tutti quelli davanti. La mia radiografia del Tottenham: difesa perforabile, centrocampo buono, Dembélé molto buono e attacco di fenomeni”.
L’Inter ha le sue chance: “Ce la giochiamo. Anzi, dico di più: Tottenham più esperto, perché negli ultimi anni la Champions l’hanno fatta loro e Inter leggermente più forte. E dico ancora di più: potrebbe essere un’Inter nata per essere più forte in Champions che in campionato. Il sorteggio non aiuta ma il calendario sì: bella la prima in casa che quasi ti costringe a vincere, tutta adrenalina. Se esiste un buon calendario, questo lo è”.
I motivi per essere fiduciosi in vista della stagione: “Sono almeno quattro. Uno: è metà settembre, la condizione e dunque il ritmo migliorano anche da una partita all’altra. Due: la crescita dei croati, anche grazie al Mondiale, ci può dare più internazionalità. Tre: finora Spalletti, che per un bel po’ non ha avuto a disposizione Nainggolan, non si è sentito del tutto “libero”, ma secondo me ha in ballo altre soluzioni tattiche. Compresa la difesa a tre, certo. Chi non ci penserebbe, con quei tre là dietro? Quattro: quelle soluzioni può alternarle anche in corsa, perché ha molti giocatori che chiamerei universali”.
Il Nicola Berti di oggi: “Gagliardini è troppo ordinato… Nainggolan, per forza: un po’ di pazzia ci vuole. Io ero ancora più matto, più disordinato, lui ha più tecnica ed è, diciamo così, più metodico, nella libertà che Spalletti gli dà, anzi gli deve dare. Io invece la libertà me la prendevo. Di Nainggolan mi piace che non tira mai indietro il piede, e questo penso piacerà anche ai tifosi. E pure che non si chiude in casa a guardare la tv: è giusto avere un contatto con la città e con i tifosi, godersi Milano, ovviamente quando si può. Un bar, un ristorante, una volta ogni tanto una discoteca: oggi non esiste quasi più l’incontrare la gente che tifa con te, e invece è importante”.
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