16 Marzo 2021

Berti: “Scudetto? La Juve non ci prende più, ma non voglio soffrire fino all’ultima giornata”

Le parole di Nicola Berti sull'eventuale vittoria dello scudetto e la squadra di Antonio Conte

Nicola Berti. Getty Images

Berti Inter

LA CARRIERA

BERTI MILAN INTER

CENTROCAMPISTA – “Facevo tutto e bene, ero un numero 8, il classico uomo con l’inserimento senza palla. Ad esempio, Conte aveva preso da me. Nella prima stagione dei numeri personalizzati, scelsi il 18 perché l’8 lo lasciai a Paul Ince. Lo convinsi a venire a Milano giocando a tennis. Gli organizzai una piccola festicciola di benvenuto e il giorno dopo firmò immediatamente. Mi costò la numero 8 che non ho più ripreso, andai al Tottenham e presi il 35“.

I MIEI COMPAGNI DI SQUADRA – “Giocatore più forte con cui ho giocato? Ronie, per forza. Bergkamp? Con lui ho vinto la Coppa Uefa, mi faceva degli assist. Era un fenomeno tecnicamente, però ogni tanto tirava indietro il piede e sai che in Italia non puoi farlo. Non si è inserito bene perché non era ‘cattivo’ e non prendeva nemmeno l’aereo per fare trasferte. Ruben Sosa era simpaticissimo e tecnicamente fortissimo. Con Igor Shalimov mi ci sento spesso, allena in Russia adesso. Montero era il più cattivo di tutti, lo avrei voluto tutta la vita in squadra con me. Un pazzo furioso e con Simeone litigarono nel tunnel: Montero si tolse la maglietta e lo chiamò, ma Diego declinò l’invito. Io avrei voluto chiuderli dentro la stanza per vedere come sarebbe andata a finire! Darko Pancev era fortissimo, ma ha beccato l’anno sbagliato, è stato incompreso. Ha trovato una squadra che non andava bene, ma per me era più forte di Pippo Inzaghi“.

ANCORA AMICI – Djorkaeff lo sento sempre. L’altro giorno l’ho chiamato di notte per il suo compleanno, senza dirgli nulla, con alcuni amici, gli abbiamo cantato la canzoncina del coro che gli dedicavano i tifosi nerazzurri. Chi sento più spesso? Aldo Serena, andiamo anche in vacanza insieme. Con il calcio ho staccato tutto, non ho mai pensato di restare nei quadri tecnici. Collaboro con l’Inter come ambasciatore, ma solo quello“.

GOL PREFERITI – “Sicuramente quelli nel derby: c’è quella rete fatta dopo che dichiarai ai rossoneri che gli avrei segnato. Era la stagione 92/93, l’anno in cui stavamo rimontando“.

DERBY – “Gare più belle? Non ci si parlava per una settimana, poi in Nazionale facevamo pace, ma durante il campionato c’era una sfida anche prima delle partite. Ricordo che ci riscaldavamo nelle palestrine, non in campo: le pallonate che tiravo dall’altra parte per dar fastidio. Con qualche altra squadra siamo anche venuti quasi alle mani già prima delle partite“.

FINALE DEL 1994 – “Ero l’unico interista in una Nazionale tutta Milan e Parma, c’era Sacchi in panchina ed io ero in camera con Baresi. Faceva caldo, ma a New York era peggio per l’umidità“.

MIGLIOR ALLENATORE – “Trapattoni è uno paterno, sa dialogare e ha un grande senso dell’umorismo. L’ho avuto per più anni e con lui abbiamo vinto lo scudetto dei record“.

STORIA CON LA THURMAN – “Mi accompagnò, ma restò nel pubblico della trasmissione e nessuno ci fece caso. Con lei non ho più contatti, ma in quel periodo veniva a vedere l’Inter“.

DANILO D’AMBROSIO POSITIVO AL COVID-19: COSA ACCADE ORA?