Biasin: “Suning, che errore #Interiscoming. Sul fatturato e i parametri zero…”
Il noto giornalista ha analizzato le mosse di Zhang dal suo arrivo alla guida dell'InterLa sosta per le nazionali ha visto come argomento principale l’addio tra Walter Sabatini e il gruppo Suning. L’ex coordinatore di Suning Sports ha scelto di farsi da parte nel bel mezzo del campionato nerazzurro, mentre Fabio Capello rassegnava le dimissioni da tecnico dello Jiangsu Suning dopo appena tre giornate di campionato. I due episodi, giunti in rapida successione, hanno creato un po’ di malumore tra i tifosi interisti, che hanno subito pensato ad un possibile ridimensionamento del progetto di Suning. Sui rumours è intervenuto Fabrizio Biasin, che nel suo pezzo per Esquire ha così commentato le voci e le polemiche sorte nelle scorse ore: “Al suo arrivo all’Inter mister Zhang, papà di Suning, trovò questa situazione: 197 milioni di euro di fatturato. Oggi il fatturato dell’Inter è salito a 263 milioni. Se credete alla tesi “sarriana” (potete anche non farlo, è legittimo) che “fatturato” e “possibilità di vincere” siano parametri direttamente proporzionali, allora potrete mettere questo dato dalla parte della bilancia che pende verso la teoria “i cinesi non sono così stronzi”. Nelle intenzioni di Zhang (tutte da verificare, per carità) c’è la volontà di portare a Milano i vari Lautaro Martinez (spesa prevista 20 milioni circa), De Vrij (zero), Asamoah (zero). Altri presunti colpi li lasciamo momentaneamente nel campo delle “balle di mercato”. L’assunto “parametro zero = fallimento annunciato” funziona solo laddove il parametro zero sia una pippa conclamata, magari pure vecchia e bollita. La squadra che meglio ha fatto negli ultimi anni in Italia è la Juventus, società che prima di permettersi i giocatori da 90 milioni grazie ai soldi conquistati “sul campo”, è passata proprio dalla politica dei parametri zero e delle spese oculate (Barzagli, Pogba, Pirlo, Khedira, Llorente, Coman, altri). L’errore imperdonabile di Zhang è vecchio di ormai 9 mesi: quell’#interiscoming ha illuso tutti che qualcosa di calcisticamente mastodontico stesse per accadere e, invece, no. Se persegui la politica (legittima) dei piccoli passi e della gestione aziendale, lanciare il motto non è solo sbagliato ma soprattutto autolesionista”.
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