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Boninsegna: “Inter, il segreto è l’approccio. Ho fiducia in Eriksen, ma manca un Oriali a centrocampo”

Di serate come quella che attende l’Inter stasera, Roberto Boninsegna in maglia nerazzurra e non solo ne avrà vissute davvero tante nel corso della sua straordinaria carriera. La formazione interista, dopo le ultime due deludenti edizioni di Champions League, ha infatti la grandissima opportunità di giocarsi il passaggio agli ottavi di finali nello scontro secco contro lo Shakhtar Donestk, con un occhio puntato anche a Valdebebas dove il Real Madrid se la vedrà contro il Borussia M’Gladbach. Della partita di stasera, Boninsegna ha parlato nell’intervista per La Gazzetta dello Sport questa mattina. Il suo commento:

Prima di tutto, oltre tutto: come la vive, un giocatore, l’attesa di un match così?
“Le racconto come la vivevo io: costringendomi a liberare la testa dagli altri pensieri, convincendomi prima della partita come non potesse venir fuori altro risultato che la vittoria. Ma questa Inter è stata brava a costruirsi un vantaggio”.

Quale?
“È in un ottimo momento, ha alle spalle gare ben giocate e questo aumenta la convinzione dei giocatori, che hanno dei riferimenti precisi. Per esempio, l’atteggiamento contro lo Shakhtar dovrà essere identico a quello visto in Germania. Mi sembra che Conte abbia trovato una quadratura. Ha dovuto mescolare un po’ le carte ma ora ci siamo, specie in difesa. Forse solo a centrocampo il meccanismo va centrato del tutto. E in quella zona, onestamente, credo che manchi come caratteristiche un giocatore bravo in fase difensiva, quello che sarebbe stato Oriali ai miei tempi”.

Che cosa conta di più, in gare come queste?
“Lo Shakhtar deve capire che aria tira, a San Siro. Per questo i primi minuti, in partite simili, sono fondamentali. Non solo per il fatto di riuscire a segnare subito: io parlo di atteggiamento. Gli avversari vanno messi subito sotto, nei contrasti: non è serata da tacco e punta, serve la spada. E a maggior ragione non essendoci il pubblico a supportare i giocatori”.

Antonio Conte, Getty images

L’assenza del fattore campo è uno svantaggio?
“Non è scontato sia così. San Siro è uno stadio che pesa, si sente, mette paura. Quando sbagliavo uno stop, con lo stadio pieno, mi pareva di ascoltare le voci di tutti i tifosi. Sentivo rumoreggiare, San Siro ha sempre avuto il palato fine. E a volte può condizionarti, se non riesci a mettere subito la partita in discesa. Ecco, con lo Shakhtar questo problema non ci sarà”.

Si riesce a non pensare al risultato di Madrid, secondo lei?
“Quello deve essere, semmai, un pensiero dei dirigenti. Però voglio essere ottimista. In passato con la Spagna l’Inter è sempre stata sfortunata, con arbitraggi sfavorevoli, alcuni scandalosi. Quando c’è di mezzo il Real, non è mai andata bene. Ma c’è un fattore che gioca a favore dell’Inter: la squadra di Zidane, vincendo, può passare da prima del girone. Ecco perché il pareggio a Madrid può essere scongiurato”.

Che idea si è fatto di Eriksen?
“Fa specie, vederlo così. Al di là di tutto, si sta dimostrando un grande professionista. E se dovesse partire titolare, dimostrerà il suo valore”.

Chi la decide?
“Lautaro o Sanchez. Anche perché se rispondessi Lukaku sarei troppo banale”.

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Antonio Siragusano

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