Paolo Bonolis, conduttore televisivo e noto tifoso dell’Inter, è intervenuto sulle frequenze di Radio Nerazzurra per parlare della sua passione per i colori nerazzurri e commentare i temi più caldi che tengono banco in casa Inter.
Ecco le sue parole: “Mio padre è nato a Milano, precisamente a Pero. Poi si trasferì a Roma durante la guerra. Quindi mi ha cresciuto con la sua passione. Vedevo le partite insieme a papà. Ho seguito l’Inter con lui fin da quando ero ragazzino. Adesso che papà non c’è più, continuo a seguire l’Inter un po’ perché è entrata nel sangue e un po’ perché guardarla ora è come averlo ancora accanto”.
Il primo idolo: “Rummenigge. Lo vidi anche allo stadio! Andai qualche volta a San Siro pur partendo da Roma per vedere l’Inter. Lui era quello che in qualche modo mi aveva colpito maggiormente per questo suo strapotere fisico perché era Karl-Heinz Rummenigge. Era l’Inter che ho sempre seguito. Se c’è stato un giocatore che più di tutti gli altri invece mi ha colpito particolarmente per la sua efficacia a livello calcistico è stato sicuramente Esteban Cambiasso che è un giocatore che io ho trovato essenziale e che sarebbe essenziale, con le sue caratteristiche e con la sua professionalità, in qualunque compagine sportiva”.
Il momento più brutto e quello più bello: “La delusione più cocente fu a Roma durante Lazio-Inter al rientro di Ronaldo con la rottura del ginocchio del fenomeno. E chiaramente la gioia più bella per quanto vissuta in una maniera insolita perché ero altrove è stato sicuramente il triplete ma poi ci sono state tante piccole occasioni che non sono culminate in un trionfo ma che in quel momento sono state goduriosissime. L’impatto è stato forte quanto inaspettato. Lo scorso anno ero con mio figlio Davide a vedere il derby dove perdevamo 2-0 e abbiamo vinto 4-2. Mi ricordo una vittoria con la Sampdoria con il gol all’ultimo secondo di Recoba”.
Cosa manca a quest’Inter: “Un giocatore che abbia la capacità di saltare gli schemi, di andare oltre questa enorme pressione fisica e di volontà che fa la squadra. Noi abbiamo fondamentalmente due giocatori che potrebbero fare questo che sono: Eriksen e Sensi. Eriksen quando gioca onestamente, con tutto rispetto che ho per l’uomo, per l’atleta e per il professionista, sembra che ti stia a fare una cortesia. Mentre Sensi, io non so cos’abbia questo figliolo: è un mistero. Se ci fai caso tutte le squadre che poi riescono ad ottenere qualche buon risultato, indipendentemente dalla loro rosa, sono tutte squadre che comunque hanno in quel piccolo giocatore, dal baricentro basso ma dai piedi buoni e dalla fantasia, l’uomo che fa saltare gli schemi. Parlo dei Chalanoglu, dei Gomez, dei Pedro”.
L’interismo per Bonolis: “Essere interisti è una splendida occasione per ristorare l’anima, anche soffrendo nell’ansia del risultato. Essere interisti significa aver fatto una scelta partigiana in ambito sportivo e godersi l’operato altrui. Devi sperare che i giocatori abbiano lo stesso affetto e attenzione e volontà nell’obiettivo professionale che hanno intrapreso. È bello, divertente ma credo sia divertente come essere torinisti, come essere milanisti, romanisti, laziali… un po’ meno juventini, ma va bene lo stesso”.
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