Burgnich: “Mancini un campione, ma se dietro non c’è una società…”
Tarcisio Burgnich, difensore della Grande Inter, ha fatto esordire Roberto Mancini, attuale allenatore nerazzurro, in Serie A. Era il 1981 e, come racconta Burgnich a Mondo Udinese, allenava il Bologna: “Penso sia stato a Como che provai per la prima volta Mancini titolare. Era un campione anche allora, aveva qualità incredibili: lui e Macina erano i gioielli di quella squadra, ma purtroppo il […]Tarcisio Burgnich, difensore della Grande Inter, ha fatto esordire Roberto Mancini, attuale allenatore nerazzurro, in Serie A. Era il 1981 e, come racconta Burgnich a Mondo Udinese, allenava il Bologna: “Penso sia stato a Como che provai per la prima volta Mancini titolare. Era un campione anche allora, aveva qualità incredibili: lui e Macina erano i gioielli di quella squadra, ma purtroppo il secondo si è perso un po’. Liedholm l’aveva chiamato al Milan, ma forse era un po’ leggero, forse non aveva ancora la giusta mentalità, ma quanto era bravo!” esclama Burgnich che descrive anche il Mancini allenatore: “E’ bravo anche come allenatore, ma quando non c’è dietro una società puoi fare poco. Lo dicevo anche per l’Udinese un paio di settimane fa: inutile dare colpe al tecnico, quando non ci sono i risultati sono i dirigenti a doverlo aiutare. L’allenatore è solo e non ce la può fare con la squadra. Nel calcio di oggi come lascia fuori un giocatore, poi nasce confusione. Ora c’è bisogno di una personalità dietro al tecnico, un po’ come alla Juve dove nessuno parla e mette in discussione le scelte di Allegri”.
Per Burgnich la partita con la Fiorentina può essere già un crocevia stagionale: “L’Inter oggi è a un bivio: se fa risultato con la Fiorentina, allora può pensare ancora al vertice, altrimenti la vedo dura che possa risalire. Come detto Mancini è troppo solo, un tempo c’erano dirigenti di spessore, oggi non c’è più nessuno come Allodi, tanto per fare un nome. Il problema sono sempre i giocatori, che hanno il coltello dalla parte del manico. Oggi non c’è passione e se non giocano poi sono guai per gli allenatori. per non parlare dell’invadenza dei procuratori”.