Cambiasso live con Zanetti: “Vi racconto il clan dell’asado. E quando siedi in aereo vicino a Javier…”
L'ex nerazzurro è ora opinionista per la redazione di Sky SportUn calciatore che ha dato tutto per la maglia dell’Inter ed i tifosi ancora oggi lo ricordano con grande affetto: Esteban Cambiasso è stato uno dei protagonisti della storia recente nerazzurra ed oggi su Instagram ha parlato in diretta in compagnia della bandiera interista Javier Zanetti. Ecco, live, le parole dell’ex centrocampista:
QUARANTENA – “Ci sentiamo spesso quindi lo sai. La situazione non è bella, quello che sentiamo tutti i giorni non sono le notizie che vorremmo sentire però credo che dobbiamo cercare di passarla più tempo col sorriso che possiamo. Questa è un po’ l’idea che abbiamo voluto avere con la famiglia, cerchiamo di divertirci più che possiamo, di passare tempo insieme. Visto che siamo tranquilli, anche conoscerci di più come famiglia, che non è male”.
DIRETTA – “Chi ci conosce sa che non è una cosa fatta a casa. Diciamo a tutti che cercheremo di non parlare di quello che sanno tutti, parlare delle vittorie fatte insieme sono cose bellissime, ma non penso che sia il caso. Dobbiamo cercare di parlare delle cose che tutti sanno un po’ meno”.
INDEPENDIENTE – “Forse io ho realizzato l’unico sogno che ti manca, giocare con la prima squadra dall’Independiente, con tutto quello che significa per te. Un po’ posso sentirmi contento”.
PRIMI PASSI – “Quando mi chiedono perché siamo riusciti a fare la quantità di anni che abbiamo fatto ad alti livelli, credo sia lì il segreto: la passione che ci abbiamo messo dall’inizio alla fine. Abbiamo preso il calcio non come un mestiere, ma come la passione. Certo che c’erano allenamenti che potevano non piacerci, ma era il nostro sogno che avevamo da bambini. Posso dirlo al 100% che questo è stato il punto più forte che hai avuto anche te Javier”.
GIOVENTÙ – “Le difficoltà ne abbiamo affrontate. Parlare tanto a lungo delle difficoltà nella posizione che siamo ora sembra ingiusto nei confronti di tanti altri, però le difficoltà le avevamo. Sono arrivato a Madrid con 15 anni con la mia famiglia. Poi convincere anche le famiglie delle nostre mogli, giovani anche loro, che ci hanno sempre accompagnato. Credo che l’importanza dell’appoggio della famiglia sia sopra di tutto”.
ZANETTI IN AEREO – “Abbiamo fatto quei voli tutti insieme, ti posso assicurare che la cosa più sgradevole che si può fare con te è viaggiare in un volo lungo. Zanetti è una persona che in 13 ore di volo dopo 15 secondi si addormenta, si sveglia col cibo, mangia e dorme di nuovo. Questo è Javier Zanetti sull’aereo. Quindi se gli sei a fianco, sei la persona più sfortunata”.
ZANETTI E SIMEONE – “A te e al Cholo vi ho visto nei mondiali precedenti, nel ’98 ho tifato per voi senza quasi essere un calciatore. Dopo mi sono trovato nell’esordio in nazionale ho fatto il ritiro col Cholo e poi ho fatto il ritiro con te in Bolivia con quel 3-3 rocambolesco. Eravamo in ritiro e io sentirti al telefono in italiano per me era tutto stranissimo. Sono cose che quando sei piccolo piccolo, per fortuna ho trovato degli esempi da seguire. Poi siamo stati fianco a fianco e magari abbandoni gli esempi da seguire, però siete stati voi”.
MIGLIOR COMPAGNO – “Uno è difficile, ma se devo rispondere, dico sempre che sono stato fortunatissimo a giocare con tanti campioni. Dico sempre che non so se è il più forte o no, evitando i calciatori della nazionale, dico che quello con cui ho condiviso lo spogliatoio che mi ha impressionato di più direi Raul. Non so se è stato il più forte, però è il primo che direi se mi dici chi vuoi in squadra, dico lui”.
BAGGIO – “Sentivo una sua intervista, diceva che ancora sogna la notte del rigore della finale col Brasile. Io ho vissuto una situazione simile sbagliando un rigore ed essere stati non in finale ma eliminati dalla Germania nel 2006 ed è una di quelle delusioni che ti rimangono sempre. Però credo che tutti abbiamo queste delusioni e ha avuto successo chi è riuscito a conviverci e superarlo. Anche se abbiamo avuto il successo come quei trofei che hai tu, abbiamo avuto anche momenti duri. Per me calcisticamente credo sia quel rigore lì, come diceva anche Baggio”.
DELUSIONI – “Il mondiale del 2002 non c’ero, ma l’ho vissuto malissimo. Credo fosse la nazionale più forte che abbiamo avuto negli ultimi anni… Io ero uno di quelli entusiasti con la maglia, connesso di notte”.
FAMIGLIA – “La mia ha sofferto tanto. Il mio rapporto felicità nelle vittorie o tristezza nelle sconfitte non è giusto soprattutto per quelli che mi circondano. Ho vissuto sempre la vittoria come quasi un obbligo, una normalità, e non dico che sia buono, e ho vissuto le sconfitte come un disastro. Dopo quel mondiale del 2006 sono stato 25 giorni penso chiuso in casa senza voler incontrare nessuno. Sono stato ingiusto con la mia famiglia e per questo ora si godono un po’ questo periodo post-calciatore”.
ASADO – “”Facevamo” è una coniugazione del verbo generosa con te (ride, ndr). Gente qui a casa ride quando dici che avevi un compito importante. Walter Samuel e Nicolas Burdisso erano i capitani lì. Diciamo che purtroppo il campo parla. Abbiamo avuto tre centravanti che facevano uno meno dell’altro: Milito, Crespo, Cruz. Lo spiego agli argentini che ci seguono. Nell’Inter si creò una colonia enorme di argentini e noi quando avevamo Mancini come allenatore abbiamo iniziato a fare questo asado per tutti. Per tutti però non significava per 25 giocatori, ma per tutto il centro dell’Inter. Eravamo anche 60 persone. Lo abbiamo portato avanti per anni cambiando tanti argentini, ci ha un po’ segnati chiamandoci anche il clan dell’asado. Però lo abbiamo sempre fatto con tanta facilità, a noi ci serviva, era un piacere per tutti quanti. Non dico che lì nascevano le vittorie, però sicuramente ha creato un gruppo forte che ha avvicinato la vittoria”.
FUTURO – “Visto che lavoro con Sky non ti dovevo chiedere dei giocatori e del mercato, tu non mi dovevi chiedere del mio futuro. Ho sempre avuto una passione per allenare, non ho mai visto il calcio solo come il compito che mi davano da fare. Cercavo di capire il perché delle posizioni, ho fatto diventare pazzi anche tutti gli allenatori con cui sono stati. Allenare è un qualcosa che mi piace, che ho in mente, appena ho finito di giocare sono andato a collaborare con la Colombia è stata un’esperienza fantastica con un allenatore unico, ho trovato un gruppo di calciatori perfetti per una prima esperienza. Con tanti ero stato avversario e non era facile da gestire per la stessa età. Sono in periodo di studio. So che c’è tanta gente che dice che devo diventare allenatore. Quello che ti chiama per allenare, è quello che ti manderà a casa, quindi l’ultima cosa che vorrei è che la telefonata mi arrivasse da Zanetti. Per evitare questa sofferenza, se un giorno ci sarà la possibilità vorrei che l’ultima persona a chiamarmi fosse Zanetti”.
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