Caprari: “L’Inter ha subito creduto in me. Voglio restare in nerazzurro”
Le parole dell'attaccante del Pescara sulla sua stagioneGianluca Caprari, attaccante del Pescara, ha parlato a FcInterNews.it della sua stagione al Pescara e della voglia di tornare all’Inter: “Non è stata un’annata da ricordare. Abbiamo iniziato benissimo e le aspettative erano alte, ma poi abbiamo avuto un calo improvviso. Non ci è mancato di certo l’entusiasmo, visto che arrivavamo da una grande stagione in Serie B. Mi dispiace non aver potuto raggiungere la salvezza. Io sono del parere che l’esonero dell’allenatore sia la naturale conseguenza del fatto che la squadra tutta vada male. Venivamo da un anno e mezzo fatto con il Mister Oddo, in cui abbiamo raggiunto la Serie A divertendo e divertendoci, ma soprattutto giocando molto bene. Lui è un allenatore giovane e sicuramente qualcosa ha sbagliato, ma anche noi abbiamo commesso errori. Secondo me abbiamo fallito tutti: quando un tecnico viene esonerato, io la considero una sconfitta personale. Oddo comunque ha dimostrato di essere un grande allenatore“.
“Poi con l’arrivo di Zeman siamo partiti subito bene con quel 5-0 al genoa ma poi non siamo riusciti a trovare continuità e la stagione è andata come è andata. Io sono in prestito e penso di tornare all’Inter perché ho quasi 24 anni e voglio giocarmi le mie chance. Ho sempre sognato di indossare una maglia importante come quella nerazzurra. A partire dal ritiro giocherò le mie carte, poi si vedrà. Con mister Spalletti ai tempi della Roma ho lavorato poco; perché io ero molto giovane. Qualche allenamento l’ho fatto e devo dire che è un grande allenatore. E l’ha dimostrato anche a Roma. Spalletti non ha vinto lo Scudetto, ma ha fatto il record di punti, ed è a meno quattro da una Juve pressoché imbattibile. Un risultato comunque incredibile. Con Stramaccioni ho un grande rapporto, ci sentiamo ancora. Abbiamo vissuto anni stupendi a Roma nelle giovanili. Ci siamo divertiti davvero tanto insieme: abbiamo vinto uno Scudetto Allievi Nazionali ed è uno dei ricordi più belli della mia carriera”.
“A 4-5 anni al Borgo don Bosco, un piccolo oratorio a Centocelle. Poi mio padre ha preso in mano la conduzione tecnica di quella squadra, quando io avevo 7-8 anni. Ho fatto un paio di stagioni lì prima di sbarcare all’Atletico 2000, un’altra squadra di Roma e anche lì venni allenato da mio padre. Il calcio l’ho assaporato grazie a lui, anche se papà m era più un giocatore da calcetto. Poi durante una partita contro la Roma venni notato. Il giorno dopo mi chiamarono per i primi provini e da lì ho fatto la trafila a Trigoria sino alla Prima Squadra. E’ sempre stato il mio obiettivo diventare calciatore e ci volevo riuscire a tutti i costi. Devo dire che gli anni a Roma non sono stati facili perché quando si è ragazzini ci sono tanti problemi. Inoltre la mia famiglia ha fatto molto sacrifici per me portandomi tutti i giorni a Trigoria. Non è stato facile, devo ringraziarli per quello che hanno fatto per me per otto anni di fila. E’ stato un percorso bello che mi è servito. Dall’inizio a dove sono ora”.
“Per descrivere Francesco non ci sono parole. È l’ultima grande bandiera insieme a Buffon del calcio italiano. Credo che con il suo ritiro se ne vada un altro pezzo di storia di questo sport. Per Roma lui è un simbolo troppo grande da spiegare. Ha dato tutto per quella maglia, onorandola fino all’ultimo giorno. Mi ricordo che andavo allo stadio coi miei amici e tutta la gente era lì solo per Totti. E’ un personaggio mondiale. Con la Juve eravamo già d’accordo, ci siamo incontrati alcune volte, loro mi volevano. Poi a un certo punto sono spariti e a me non piacciono le prese in giro. Da lì poi mi chiamò Ausilio e ci misi poco ad accettare l’offerta dell’Inter. I nerazzurri hanno subito creduto in me e io vorrei tanto ripagare questa fiducia. Lo spero. Io sono andato all’Inter con l’obiettivo di rimanerci. Nel tempo libero mi divido tra videogames e uscite con gli amici. Dipende da com’è la giornata: se piove Playstation, altrimenti vado in giro con loro. Sono un ragazzo normale. Tatuaggi? Si, in realtà uno solo. Rappresenta una parte importante di me, che è il pallone. Sono cresciuto con lui da quando avevo 1-2 anni: me lo portavo anche nella carrozzina. E’ un simbolo che porto sempre con me”.
GUARIN MOSTRA LA PASSIONE PER IL CANTO