Caso Icardi, la domanda di Condò: «Davvero è impossibile trattenere un giocatore controvoglia?»
Paolo Condò, storica firma de La Gazzetta dello Sport nonché opinionista di Sky, ha commentato l'ultima tendenza dell'estate nel mondo del calcio, ossia la pretesa di un trasferimento/adeguamento contrattuale attraverso i capricci. Ovviamente il caso Icardi è una delle evidenze citate dal cronista...Paolo Condò, su La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, s’è posto una domanda semplice e lineare per prendere le mosse e commentare quella che sembra la moda dell’estate: calciatori che per un motivo o per l’altro hanno deciso che potrebbero lasciare i club di appartenenza e quindi fanno le bizze in stile ragazzini viziati. «Ma sarà vero che quando un giocatore ha deciso di andarsene il suo club non può più fare nulla per trattenerlo?» si chiede il giornalista triestino.
Tra i casi scoppiati fin qui che hanno ispirato l’opinionista attualmente a Sky c’è ovviamente anche quello che ha coinvolto Icardi, l’Inter e Wanda Nara. Condò dà una lettura lineare ma piuttosto efficace dell’evento: «il capitano nerazzurro ha capito che i nuovi proprietari cinesi hanno i soldi e “accà nisciuno è fesso”, come si dice a Napoli». Di fatto, la prestigiosa firma della Rosea liquida la faccenda riportandola su un piano più terra terra, senza particolari voli pindarici (del resto, su queste stesse colonne s’era data una lettura identica della querelle) e sostiene che l’accoppiata Icardi-Nara stia banalmente battendo cassa.
Nel corso del suo ragionamento, che riguarda anche casi più o meno simili visti in altre squadre come quelli di Diawara, Keita, Koulibaly, Pogba e soprattutto Higuaín, Condò finisce per tornare indietro nel tempo e, precisamente, allo scorso decennio, citando i casi di Thuram e Toni. I due giocatori vennero “costretti” (rispettivamente da Parma e Fiorentina) ad attenersi ai loro contratti allora in vigore invece di ricevere il via libera per il passaggio al Milan e all’Inter. Il difensore e il centravanti rimasero così presso le rispettive società per poi essere ceduti solo la stagione seguente – ad altre due squadre – con piena soddisfazione di tutti, compresa la loro.
Aggiunge poi Condò che Toni e Thuram non giocarono male per niente quell’anno “indesiderato” in più, anzi: «andarono alla grande, malgrado la “delusione” di essere rimasti a Parma e Fiorentina, perché erano due campioni, e i campioni hanno rispetto del loro nome e della loro immagine anche più del loro contratto».