Prosegue l’indagine sul caso ultras di Inter e Milan. A livello penale, nei confronti dei due club è stato aperto un “procedimento di prevenzione” volto a far luce sui legami con il tifo organizzato, mentre a livello sportivo il procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, ha richiesto gli atti alla Procura di Milano per verificare la condotta dei club e dei tesserati.
Sulla vicenda si è espresso, durante la puntata di ieri sera di Cronache di Spogliatoio, l’avvocato Paco D’Onofrio. Quest’ultimo ha chiarito anche i possibili rischi da un punto di vista sportivo per Inter e Milan, visto che in molti hanno paventato il rischio punti di penalizzazione:
PUNTI DI PENALIZZAZIONE – “Un conto è un’indagine penale, un altro quella federale: gli illeciti sono differenti. Quella penale è molto grave, c’è un omicidio di mezzo e una criminalità piuttosto diffusa in quel sistema. Da un punto di vista federale, la questione è molto più contenuta. Non ho tutti gli atti di indagine, ma mi sono convinto del fatto che si possa escludere che Inter e Milan, soprattutto l’Inter che è più coinvolta, possano avere punti di penalizzazione dalla giustizia sportiva“.
ATTEGGIAMENTO PASSIVO – “I punti di penalizzazione vengono inflitti quando c’è un atteggiamento attivo della società, cioè una complicità attiva. Ma stando alle parole del procuratore capo di qualche giorno fa l’atteggiamento è passivo, da vittima di questa vicenda. A me ricorda quello che ha attraversato la Juventus di Agnelli: in quel caso ci fu la squalifica di Agnelli e una sanzione pecuniaria a carico della società, perché non c’era atteggiamento attivo“.
INTERCETTAZIONI – “Il codice di Giustizia sportiva vieta di avere contatti con i tifosi, ma si sta strumentalizzando questa espressione. La giurisprudenza federale insegna che il contatto deve essere attivo: se ricevo una telefonata da una persona fastidiosa, sarò ipocritamente accondiscendente per evitare nuovi contatti e in realtà non farò mai niente. Diverso è il discorso se un tesserato dovesse telefonare direttamente un ultras, quindi avrebbe un comportamento attivo“.
COSA RISCHIANO INTER E TESSERATI – “Se il fatto viene accertato, le norme prevedono che ci sia una squalifica a carico dei tesserati, mentre per la società – se non c’è comportamento attivo – non possono esserci punti di penalizzazione, ma solo un’ammenda. Il precedente di Agnelli è significativo, perché la squalifica fu abbastanza consistente. Quando la Giustizia sportiva squalifica però le persone fisiche, tende a considerare la posizione. Un dirigente potrebbe avere un periodo di squalifica maggiore rispetto ad allenatore o calciatori, perché queste ultime sarebbero squalifiche più pesanti. Il dirigente, se squalificato, non può andare negli spogliatoio, partecipare alle riunioni di Lega e svolgere la campagna acquisti. Per quello che ho letto, però, non mi sembra ci siano responsabilità – anche a livello federale – ascrivibili a quei tesserati“.
I TEMPI DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA – “Chinè riceve il faldone e ora probabilmente vorrà ascoltare i tesserati che avrebbero avuto contatti con gli ultras per capire se quelle frasi emerse siano decontestualizzate o ci sia una colloquialità continuativa. Se ricorre la prima ipotesi, non c’è responsabilità dei tesserati. Se invece venisse accertata un’abitualità nei contatti, questo potrebbe costituire una violazione. La giustizia sportiva è molto più celere di quella ordinaria ed ha 60 giorni per chiudere l’indagine. Significa che non potrà attendere la conclusione dell’indagine penale e dovrà basarsi sugli atti che finora ha in mano dalla Procura di Milano. Nella peggiore delle ipotesi, si concluderà con una sanzione pecuniaria all’Inter, alla quale potrebbe essere contestata l’omessa denuncia dei fatti di cui era a conoscenza. Come per la Juventus, non dovrebbe esserci complicità“.
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