Solamente ieri Bloomberg riportava come Suning, società proprietaria dell’Inter, fosse alla ricerca di liquidità e finanziatori per sostenere più agevolmente l’Inter e estinguere il debito con Oaktree, evitando quindi che il fondo prenda il controllo del club nerazzurro. Tuttavia, stando a Corriere dello Sport, proprio su questa necessità potrebbe prendere piede l’idea di una cessione definitiva della squadra, anziché di una quota di minoranza.
Come sottolineato da Corriere dello Sport sulla base di quanto riferito da Bloomberg infatti, Suning sta lavorando con un consulente per capire quali asset possano essere monetizzati e l’Inter potrebbe rientrare tra questi. La cessione delle quote di maggioranza, per quanto esclusa ripetutamente dalla dirigenza, rimane un’ipotesi concreta nel caso la situazione non dovesse migliorare. La salvezza per Zhang sarebbe stata la Superlega con i suoi introiti clamorosi, ma, una volta naufragato tutto, il quadro si è palesato con tutte le sue difficoltà di gestione. Il Player Trading tanto sponsorizzato da Marotta può aiutare fino a un certo punto, ma, se dovesse diventare la risorsa principale, se non unica, dell’Inter, diventerebbe sempre più difficile mantenere la squadra competitiva.
Rimane tuttavia difficile che qualcuno scelga di impegnare capitali in un club con una forte perdita, senza poter avere poteri decisionali e lasciando il timone a chi ha portato la società in quella situazione: l’ipotesi socio di minoranza rimane quindi piuttosto campata in aria secondo il quotidiano romano. La cessione definitiva però, per quando forse sia la strada migliore per tutti, stride con le richieste di Zhang, che finora ha scoraggiato tutti gli acquirenti. Suning infatti chiede più di un miliardo, saldo del debito attuale incluso. L’Inter, partendo da parametri più veritieri, dovrebbe valere intorno agli 850 milioni, inclusi tutti i debiti. E quindi nella migliore delle ipotesi Zhang ne otterrebbe per il suo 68% circa 350, dovendo però poi pensare di tasca sua a liquidare il socio di minoranza, LionRock, per 170 milioni.
Senza contare che le quote di Suning sono in pegno al fondo Oaktree come garanzia del prestito di 275 milioni ricevuto a maggio, perciò prima dovrebbe anche svincolarsi da questo onere con il colosso statunitense. Insomma, un incastro non semplice, specie perché così facendo a Zhang rimarrebbe poco o nulla in tasca. I primi mesi del prossimo anno potrebbero essere decisivi, anche se l’arrivo di fantomatici fondi arabi sembra da escludere.
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