22 Marzo 2020

Cellino scatenato: “Dimentichiamoci questo campionato. Ripresa degli allenamenti? Ecco la verità”

Il presidente del Brescia non usa mezzi termini per fotografare il momento che sta vivendo il calcio italiano
cellino serie a

In una lunga intervista concessa alle pagine del Corriere dello Sport, il presidente del Brescia Massimo Cellino parla delle possibilità di ripresa del campionato e racconta la verità in merito alla ripresa degli allenamenti fissata dal suo club nonostante l’emergenza legata al Coronavirus.

RIPRESA DEL CAMPIONATO“Ma quale ripresa, ma quale stagione da concludere, io penso all’anno prossimo, solo a quello. La coppa, lo scudetto… Lotito lo vuole, se lo prenda. Lui è convinto di avere una squadra imbattibile, lasciamogli questa idea. Coronavirus? Ho visto e sentito cose che non vi potete neppure immaginare. Brescia sta affrontando la tragedia con una dignità che imbarazza. Questa gente mi ha strappato il cuore. Ha un solo desiderio, rimettersi al lavoro, ricominciare a vivere. E mi volete parlare di campionato, di scudetto? Non me ne frega un ca**o… Ho paura ad uscire di casa, mi sta venendo la depressione”

TIFOSI“Avete letto il comunicato dei tifosi della Lombardia? Non vogliono che si riparta. Lo vietano loro, non la federazione. Prima la vita. La vita, ca**o. Ci sono ultrà che portano l’ossigeno agli ospedali, altri che piangono i loro morti, altri ancora intubati. Non si può più giocare quest’anno, si pensi al prossimo. Se qualcuno vuole questo scudetto maledetto che se lo prenda pure. E non parlo così perché il Brescia è ultimo. Siamo ultimi perché ce lo meritiamo”

SCUDETTO“Facciano quello che vogliono. Penso a quelli che perderanno il posto di lavoro, a quelli che stanno morendo… Il calcio è un’azienda che occupa tante persone ma è anche in grado di superare la crisi. Si è bruciato un terzo di campionato? E allora si taglino un terzo dello stipendio ai calciatori, un terzo ai diritti tv e un terzo alle tasse”

CONVOCAZIONE DEI TECNICI“La verità è un’altra. Dopo l’ultima partita stavamo pensando di proseguire gli allenamenti a gruppi di due, tre giocatori alla volta. Una decina di mini-sedute al giorno. Abbiamo un centro sportivo enorme e per sviluppare il programma avevamo bisogno di preparatori, non di allenatori. Sono tutte persone a libro paga, professionisti. Avevamo telefonato a cinque preparatori e nessuno si è mai degnato di rispondere, per questo siamo passati alle convocazioni scritte. Mi chiedo perché sia intervenuta l’Associazione Italiana Allenatori…”

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