Certe notti nerazzurre…
“Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c’è” recita una delle più famose canzoni di Luciano Ligabue, grande cantante e grande tifoso interista. Chissà come la canterebbe lui quella notte di Madrid, una città che per un giorno si è tinta di nerazzurro e che per una notte è stata “conquistata” da tifosi provenienti da tutta Italia con in comune un grande cuore interista. Quella sera ognuno di noi si è sentito un prezioso tassello di un bellissimo mosaico nerazzurro, anni di sofferenze e delusioni sono spariti nel nulla travolti da una gioia immensa, difficile da descrivere a parole a chi non fa parte del pianeta Inter ma comune a chi da sempre nella buona e nella cattiva sorte possiede un dna nerazzurro.
Il mio viaggio verso la capitale spagnola è un cammino comune a tanti tifosi che erano presenti fisicamente ma anche solo con la mente in quello splendido scenario di quella notte madrilena. E’ stata la vittoria di tutti noi, di chi era lì e di chi era collegato con qualsiasi mezzo di comunicazione, tutti uniti per un unico obiettivo. Fischio finale di Barcellona-Inter, siamo in finale, gli idranti del Camp Nou non potranno mai spegnere il nostro entusiasmo! Quella Champions League che ci ha fatto tanto penare in questi ultimi anni, ce l’abbiamo lì, possiamo provare a prenderla. Chissà quando ricapiterà un’occasione così, devo avere un biglietto, mi accontento anche di stare seduto su un gradino o in braccio ad una persona ma voglio esserci. Mando all’aria tutto quello che c’è in ballo, materie universitarie, impegni e mi sdoppio a cercare una strada piuttosto che un’altra, sto attento a quel sito ma non perdo di vista l’altro e mi nutro di vari forum, ma niente, non ci avrò magari pensato troppo tardi? Vabbè ci rinuncio d’altronde ho già visto a S.Siro Inter-Chelsea, vuol dire che già quella deve bastare. Aspetta un attimo! Sui forum c’è la notizia che ci sono nuovi pacchetti però non costano proprio poco, che si fa? Hai dei soldi da parte cavolo si vive una volta sola, spacca quel salvadanaio e vai, la tua Inter è in finale.
Si parte dalla Sicilia con tante speranze e si arriva a Milano, siamo in tre ma partiamo tutti ad orari diversi, chi di notte chi di pomeriggio chi di mattina ma non importa, siamo in mezzo a fratelli nerazzurri in volo per Madrid. Arrivi in Spagna e il pullman ti lascia in zona stadio, non hai neanche il tempo di arrivare che sei subito catapultato nello scenario più bello o più brutto della tua carriera da tifoso nerazzurro, ancora non lo puoi sapere perchè siamo nel primo pomeriggio. Ondate di tifosi tedeschi del Bayern Monaco si mischiano ai colori nerazzurri, c’è un clima assolutamente tranquillo, i tedeschi bevono e sono felici, gli interisti respirano l’aria di Madrid e sono felici. Il Bernabeu è maestoso, chi te l’avrebbe mai detto che dopo un pò di anni ci saresti tornato, stavolta non in gita scolastica ma in gita calcistica, stavolta non in uno stadio vuoto ma colmo in ogni singolo centimetro. Passi quelle ore in trepidante attesa, fai un giro nei negozi, decidi di comprare una maglietta celebrativa, al diavolo la scaramanzia e tutto il resto, male che vada si butta, bene che vada diventerà la tua maglietta preferita.
E’ arrivato il momento di indirizzarsi verso lo stadio, il cammino è un misto tra tensione ed eccitazione,lunghe code di tifosi nerazzurri tutti uniti in un unico grido: CONQUISTIAMO MADRID. Si alzano cori, per Josè Mourinho, per il Principe Milito, per il Capitano, per tutti i nostri protagonisti, cori che ci accompagnano verso quel cancello d’ingresso, dai la tua tessera, ti controllano ogni singolo capello ma non importa, potrei lasciare tutto senza troppi problemi basta che mi fate vedere la mia Inter. Entri ed un brivido ti corre lungo la schiena, che aria che si respira lì dentro, le facce si fanno sempre più serie, la tensione si taglia a fette, si parla ma sempre rimanendo concentrati. La maglietta nerazzurra che hai addosso ormai è la tua pelle, provi quasi fastidio a non poterti sdoppiare per indossare pure l’altra che hai nello zaino, il cappello in testa e la sciarpa al collo definiscono la tua immagine da nerazzurro doc.
Finalmente ci siamo, ci avviciniamo al fischio d’inizio, ci avvolge un immenso telone, è la nostra coreografia, facciamo vedere ai tedeschi chi siamo! Uno splendido spettacolo con musica, ballerine e bambini anticipa il fischio d’inizio e per quanto gradevole e ben fatto non vediamo l’ora che si cominci con il vero spettacolo. I primi minuti sei anche abbastanza tranquillo, sai che se parti subito a mille a fine partita non ci arrivi, la partita è molto equilibrata e si gioca sul filo del rasoio con occasioni da una parte e dall’altra, a volte te la prendi con Chivu perchè sta soffrendo un pò Robben ma è ordinaria amministrazione. Al 35′ però qualcosa cambia, Snejder e Milito si scambiano il pallone, il Principe si invola verso la porta, dai Diego che quest’anno ne hai fatti tanti, non ci tradire proprio ora, fai la tua solita finta e….. Goool , che urlo, lo stadio crolla, mi abbraccio con tutti quelli che mi capitano a tiro, Principe peccato che sei dall’altro lato del campo, esulta sotto gli spavaldi tedeschi. Adesso calma, abbiamo fatto un gol ma la partita è lunghissima, soffriamo ancora un pò e poi riposiamo le nostre coronarie, è finito il primo tempo, siamo in vantaggio ma si mantiene ancora un certo silenzio, la partita è equilibrata. Inizia il secondo tempo, Oh Mamma mia! Neanche un minuto e Muller al tiro, grande Julio che parata, hai segnato il nostro secondo gol, grazie a te possiamo ancora annusare il profumo del vantaggio. Dai ragazzi facciamo il secondo, vai Pandev trafiggi Butt, ma dai non aveva mai fatto una parata così questo portiere e proprio ora? Ancora con questo Robben, tira da tutti i lati, meno male che c’è Julione, santo subito! E arriva , quel minuto 25, quando dopo un salvataggio di Samuel la palla passa all’altro Samuel, il re leone che imbecca Milito, dai Principe sei incontenibile, i difensori non ti prendono e tu la metti in rete, proprio lì sotto i tuoi tifosi che si vorrebbero tuffare per abbracciarti, vorrei avere le braccia dell’ispettore Gadget per poter abbracciare tutti i nerazzurri ma mi accontento di quel “centinaio” che ho vicino a me. Adesso siamo più tranquilli ma è la Pazza Inter quindi massima allerta sempre, ma tutto stavolta scorre liscio fino a quel fischio finale.
E’ Champions dopo 45 anni interminabili, è triplete, siamo nella storia mondiale e tu Capitano hai quella coppa tra le mani, quasi riusciamo a sentire il tuo urlo mentre tutto è nerazzurro intorno a te, la coppa è sotto di noi, ve la contendete, mentre un Josè Mourinho commosso ringrazia tutti uno per uno. Anche se non vogliamo ammetterlo sappiamo tutti che sarà la tua ultima stagione con noi ma siamo grati a te per averci dato tutto quello che avevi e per averci fatto tornare nella nostra dimensione di squadra vincente. Lo stadio comincia a svuotarsi ma non ho nessuna intenzione di andarmene, vorrei rimanere inchiodato lì e in effetti ci resto molto a lungo, ho l’aereo che parte in mattinata e anche se perdo il pullman chi se ne frega! Vorrei spegnere io le luci dello stadio, esco fra gli ultimi e voglio far festa con chiunque mi passi vicino, faccio un giro per vedere come tutte le televisioni celebrano i campioni d’Europa e dopo chilometri e chilometri nerazzurri torno in aeroporto. Si sta insieme tifosi interisti festanti e tedeschi buttati tristi su una sedia, si fanno le prime ore della mattina e non ho nessuna intenzione di chiudere anche un solo occhio, aspetto i giornali, le prime pagine che rimarranno per sempre impresse nella mente. Si torna all’aeroporto di Milano e dopo tantissime ore di attesa si torna a casa, sarei rimasto anche di più, tanto a ripercorrere quella giornata nella mente e sui giornali non mi stancavo mai. E anche se ora sono lontani quei fasti di quel giorno incredibile e la nostra Inter si trova in uno dei periodi più bui della sua storia, ricordare quella giornata può farci ritrovare il sorriso nell’attesa di poter rivivere momenti come quelli perchè la nostra storia merita quei palcoscenici. Il “giorno dei giorni” cantava Ligabue, il 22 maggio 2010 diciamo tutti noi.