22 Settembre 2017

Chivu: “Kiev svolta del 2010. Dopo la finale col Bayern andai a fumare una sigaretta…”

L'ex difensore nerazzurro ha raccontato alcuni retroscena inediti relativi alla stagione del 2010

Ospite alla trasmissione radiofonica Tutti Convocati, Cristian Chivu ha raccontato alcuni aneddoti del passato riguardanti la sua esperienza in maglia Inter, con riferimento particolare alla stagione del Triplete del 2010.

LA FINALE DI CHAMPIONS E LE SIGARETTE –La vigilia della finale provi a cercare la serenità, perché il fatto di poterla perdere ti impaurisce. Sai di aver vicino un grosso obiettivo, ma non ci sei ancora. Nella tua testa girano mille cose. Una volta in campo contro il Bayern, però, non ho mai avuto la sensazione di poterla perdere. Al triplice fischio io sono scappato nello spogliatoio a fumare una sigaretta. Venivo dall’incidente alla testa del 6 gennaio, dopo quattro mesi mi trovavo con la Champions in mano: Era una situazione particolare. La prima cosa che mi passò in mente fu di andare a fumare“.

MOURINHO –Prima della partita Mou cercava di trasmetterci serenità, ci ha detto le cose generali che qualsiasi allenatore ti dice. Noi poi avevamo l’abitudine che prima dei match il mister sceglieva a turno un giocatore per fare il discorso, per caricarci: mi pare che col Bayern toccò a Eto’o“.

LA PROFEZIA – “Mourinho era andato a vedere la finale di coppa Dortmund-Bayern per studiare gli avversari. Quando tornò ci disse che avremmo vinto 2-0″.

SEMIFINALE AL CAMP NOU – “Contro il Barcellona Mou mi fece giocare da ala sinistra al posto di Pandev, che si era fatto male. Mi chiese se ci fossero problemi, ma io avrei fatto anche il portiere. Quell’anno c’era spirito di sacrificio da parte di tutti“.

MOMENTO CHIAVE –Per l’Inter quell’anno la svolta fu a Kiev. Andammo a giocare in Ucraina col coltello in bocca, abbiamo vinto all’ultimo minuto in rimonta. Poi da lì iniziò la cavalcata trionfale. I tifosi avevano aspettato tanti anni quella coppa, regalargli una gioia del genere ha significato tanto anche per noi. Ancora oggi per strada la gente mi ferma e mi ringrazia“.

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