28 Ottobre 2014

FOCUS – Cosa rimane, secondo un interista, all’Inter senza Moratti

Christillin-Moratti

Christillin-Moratti

Cosa rimane all’Inter senza Moratti? Domanda lecita. Come ogni momento di transizione, chi si appresta a cambiare sa cosa lascia ma non può sapere cosa trova. Se lo staranno chiedendo sicuramente anche i tifosi interisti, in Italia e nel Mondo. Pochi giorni fa con l’uscita della famiglia Moratti dal Consiglio di Amministrazione dell’Inter, si è conclusa un’era. All’improvviso. Un anno fa un graduale inserimento di Thohir & co. nel mondo dell’Internazionale, adesso un vero e proprio trono per il Tycoon indonesiano, che si troverà solo nelle decisioni per il futuro della Beneamata, dopo quasi 365 giorni guidato dal Presidente per eccellenza in un ambiente a lui nuovo. Ma sull’addio di Moratti se ne sono dette già tante. Pertanto, non staremo qui a continuare a blaterare parole che, di fatto, riguardano il passato della società nerazzurra, un passato che ha attraversato momenti di buio assoluto per poi raggiungere lo zenit nel 2010. Anche perché chi ha l’Inter nel cuore l’avrà sempre al di là di chi ne sarà al governo. Quindi, prima di arrivare al punto della questione, due termini basteranno per salutare l’ormai ex dirigenza: riconoscenza e speranza. Riconoscenza verso un Presidente che se ne va dopo aver fatto la storia, per aver incarnato egli stesso lo spirito del primo tifoso, nel bene e nel male. Speranza nei confronti di chi è stato designato per guidare la creatura Inter e non il giocattolo, affinché si possa tornare grandi in Italia e in Europa. Cosa rimane all’Inter senza Moratti? Evidentemente i tifosi interisti non sono stati gli unici (insieme a quegli sportivi che vedono terminare una dinastia e oggettivamente ne tessono le lodi, come per ogni personaggio sportivo che abbia influenzato il nostro calcio) a chiederselo. No. Anche in quel di Torino, praticamente sponda bianconera, l’addio di Moratti non è passato inosservato. Perché non bastavano le simpaticissime dichiarazioni del patron Agnelli, alle quali Erick Thohir aveva risposto in maniera sonora; non bastava la controreplica di Beppe Marotta per alimentare il fuoco che divide l’Inter e la Juventus. No, perché in un momento delicato per l’Inter sono arrivate anche le parole della signora Evelina Christillin. Molti di voi, giustamente, si chiederanno chi sia costei. Si tratta di una juventina doc, molto vicina alla famiglia Agnelli, che sentiva il bisogno anch’ella di gettare fango sugli strascichi già pesanti delle dimissioni di Moratti. Un blog appositamente ideato sull’Huffington Post per parlare di calcio (forse sarebbe meglio commentare le gloriose prestazioni bianconere nella terra degli dei) e sparare a zero, in questa circostanza, sull’Inter che è stata e, soprattutto, sull’Inter che verrà. Senza argomenti e con tanta, tantissima banalità. Per intenderci, un discorso populista, come se questo avvenisse tra tifosi di quinta elementare. Per la serie: ti piace vincere facile. Pensate quale eco possano aver avuto le dimissioni di Moratti anche a Torino, considerate addirittura la notizia della settimana, quando la sera prima si consumava, invece, la tragedia greca. Invece no, la signora suddetta ha voluto proprio rendere omaggio al Presidente, ma in un modo, a nostro avviso, davvero discutibile e privo di senso. Come se noi, tifosi nerazzurri e nella fattispecie redattori, ci mettessimo a sindacare sui problemi oculari del dott. Marotta o sulle folte sopracciglia del presidente Agnelli. Sì, ragazzi. Il livello è purtroppo questo. E non sapete quanto possa essere sgradevole per chi come noi con serietà analizza ogni giorno tanti aspetti del mondo nerazzurro, mettersi a rispondere a delle insensate accuse, un ibrido tra uno sfottò e un discorso di commiato. Ci piacerebbe evitare dare tanto risalto a queste parole, ma qui non si tratta più di abbassare i toni, qui si tratta di difendere l’Inter, che è dei tifosi e che, essendo tale, non sta a guardare chi prova a infangare passato e futuro, nonostante questo sia incerto e ancora tutto da scrivere. Quello che in principio avrebbe dovuto essere un saluto al Presidente del Triplete, si è trasformato in un articolo ridicolo, di facile apprezzamento da parte dell’ala più tifosa del popolo bianconero. E questo si chiama soltanto populismo. Avremmo preferito commentare argomentazioni, critiche, insomma qualcosa che dovrebbe appartenere al mondo del giornalismo, piuttosto che trovarci di fronte disamine sulla dentatura dell’ex numero uno nerazzurro della famiglia Moratti, ribattezzata Addams dalla signora Christillin. Il motivo? Ce lo stiamo ancora chiedendo. Probabilmente, come la celeberrima famiglia della paura, i Moratti incutono timore in corso Galileo Ferraris, timore per essere stati gli artefici dell’avvento della Serie B nella Torino bianconera. “Insieme alla sua reputazione”, ma questa è un’altra storia. Ma ce n’è davvero per tutti: da Erick Thohir, etichettato “ciccione piccoletto indonesiano” e “Cicciobello a mandorla” e reo di aver mancato in stile con il comunicato retorico sull’orgoglio nerazzurro, ad Javier Zanetti, il pupazzo di nobili origini e zero importanza, il mito dell’Inter. Proprio buffo che a fare la morale sia qualcuno che sa bene i propri miti dove siano stati spediti una volta che le candeline da spegnere erano diventate troppe. Ma evidentemente fa parte del tanto decantato stile bianconero essere artefici di un vero e proprio autogol. Un autogol utilizzato per “mettere le toppe” dopo le scorse dichiarazioni di Andrea Agnelli. Un autogol per provare a salvare la faccia del popolo juventino, che probabilmente non aspettava una così dura risposta del Cicciobello Thohir che, a quanto pare, deve aver notato molto bene quello che nel 2006 è accaduto al calcio italiano, chissà perché. Un autogol per continuare a far sentire ovunque e con tutti i mezzi la forza della Juve, l’unica società che per sparare sulla Croce Rossa (l’Inter appena orfana di Moratti) non ha fatto altro che ricompattare l’ambiente nerazzurro attorno a una delle cose rimaste, anche senza Moratti, a chi ama l’Internazionale: l’orgoglio. Pertanto, non sarebbe stato meglio parlare della mediocrità bianconera in terra greca piuttosto che andare a mettere il naso in casa dei propri nemici? Siamo così importanti? Anche nel momento in cui la Juventus domina il calcio italiano, nel cuore di un bianconero qualunque c’è sempre spazio per gli eterni rivali? Da oggi l’Inter e tutti gli interisti avranno un motivo in più per tornare a vincere e a farlo col modello Thohir: dimostrare che quando l’Inter vince (sì, quella che ora non vince più) lo fa per i suoi tifosi e, oltre che per Moratti e che per Thohir, anche per queste simpatiche voci juventine, che per farsi forti agli occhi della tifoseria, hanno ancora bisogno di una rivincita (?), rappresentata da una sconfitta per la nuova Inter e per Erick Thohir, soprattutto. La nostra redazione, che ha trovato nell’articolo della signora Christillin uno strano modo di prendere le difese del Dott. Moratti dagli attacchi dei samurai di Erick Thohir, con questo focus straordinario non intende dare risposta a chi, probabilmente, sta avendo fin troppo clamore soltanto per aver messo in ridicolo le due figure presidenziali nerazzurre di questo momento, come soltanto un tifoso privato delle sue argomentazioni saprebbe fare e come un giornalista non dovrebbe fare, neanche se vicino, incollato alla famiglia Agnelli. Il nostro obiettivo è solo ed esclusivamente quello di difendere l’Inter, non solo nelle figure di Massimo Moratti ed Erick Thohir, ma di tutti tifosi. Né tanto meno ci salterebbe mai in mente di voler screditare il lavoro di una collega, specialmente quando a screditarlo ci ha pensato già chi ha scritto. #insiemeallasuareputazione.