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Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Parma

L‘Inter, seppur faticando molto, riesce in qualche modo a portare a casa il passaggio del turno contro il Parma, agguantando il pareggio nel finale e vincendo poi nei supplementari. C’è ben poco da salvare della prestazione dei nerazzurri, ma anche così c’è stato molto da imparare…

 

Si può puntare di più su Bellanova

Raoul Bellanova (@Getty Images)

Chiariamoci, i limiti tecnici sono parecchi e si vede. Così come anche la qualità delle scelte è migliorabile. Tuttavia l’atteggiamento, a differenza di quello di altri giocatori più blasonati (vero Dumfries?) è quello giusto. Bellanova ci mette grinta e testa, cercando di fare le cose semplici ma di farle bene. Non sempre ci riesce, ma l’impegno non è in discussione. Bravo Raoul, così si fa. Speriamo che se ne sia accorto anche Inzaghi e ti conceda più minutaggio… soprattutto viste le prestazioni dei titolari.

Asllani ha grandi colpi ma è ancora molto acerbo

Asllani (@Getty Images)

Asllani anche ieri, come nel lancio che ha dato il là al 2 a 1 di Acerbi, ha dato prova di avere una straordinaria visione di gioco e piedi buoni, molto buoni. Tuttavia il ragazzo necessita di più spazio. D’accordo Brozovic e Calhanoglu, ma se in cabina di regia non può giocare mai allora lo si deve testare come mezzala. Anche perché dubito che un Asllani adattato possa fare peggio di questo Gagliardini. Le sue difficoltà si vedono tutte nella gestione quando la palla scotta e, soprattutto, quando i compagni non si muovono. La responsabilità di dettare i ritmi anche quando tutto attorno a lui latita, è un peso forse ancora troppo grande. Così come quella di essere l’angelo custode della difesa. La voglia c’è, ma in interdizione è ancora troppo acerbo. Deve maturare e crescere. Ma non bruciamo questo ragazzo per favore. Le qualità per diventare un grande calciatore le ha tutte. Va solo supportato adeguatamente.

Correa e Gagliardini indecenti: non si può giocare così svogliati. E anche Dumfries…

Joaquin Correa (@Getty Images)

Le attenuanti sono finite. Passi, seppur in minima parte, Dumfries, reduce da un Mondiale, ma i cui limiti tecnici iniziano a diventare irritanti. Se ha davanti un uomo la passa sistematicamente dietro. Ed è inconcepibile questa mancanza di iniziativa per un giocatore di livello internazionale. Non serve un difensore per marcarlo, ora come ora basterebbe un palo: tanto non lo salterebbe. Fanno specie ancor di più le millantate valutazioni di 60 milioni. Di quale valuta esattamente? Lire?

Ma al di là dell’olandese, coloro per cui gli alibi non si possono più trovare sono Correa e Gagliardini. E non vale nemmeno la scusa dello scarso minutaggio, visto che comunque qualche minuto, a differenza ad esempio di Asllani, Bellanova e D’Ambrosio, li hanno giocati. Non si tratta nemmeno più di blocco psicologico o limiti tecnici. Sembra quasi di vedere giocatori insofferenti. Non mettono nulla, non gettano il cuore oltre l’ostacolo. Se almeno si impegnassero, i tifosi capirebbero e sarebbero indulgenti. Ma queste prestazioni INDECENTI non sono accettabili. Personalità sotto le scarpe, voglia di fare anche peggio.

Dimarco ha una classe immensa e Acerbi… fa la differenza!

Federico Dimarco (@Getty Images)

Ormai non ci sono più parole per descrivere la classe di Dimarco. Lo stop meraviglioso sul cross da cui nasce il secondo goal è qualcosa di poetico. Raramente si sono visti terzini sinistri, soprattutto italiani, con tanto estro. Al momento è a man bassa il giocatore con i piedi migliori in rosa. Da esterno sembra quasi sprecato: uno così potrebbe tranquillamente fare il 10, il trequartista. L’unico che sa spaccare la partita e fare la differenza sistematicamente per l’Inter.

Da spezzare una lancia anche in favore di Acerbi. Dopo i mugugni estivi il difensore ha cancellato le polemiche, impegnandosi come pochi altri giocatori. Serio, professionale e preciso, ha sempre offerto prestazioni maiuscole, rimanendo a galla anche quando la squadra naufragava. Il profilo passato più in sordina si sa rivelando clamorosamente il miglior acquisto estivo. Sicuramente quello che ha inciso di più, il più decisivo. Chapeau.

Questa presunzione, specie dopo Monza, è inammissibile

Roberto Gagliardini (©Getty Images)

Arroganza, malcelato senso di superiorità, voglia sotto i tacchi. Un atteggiamento del genere, quello manifestato ieri a San Siro, è inconcepibile, specie dopo Monza. E in questo, oltre a delle seconde linee inadeguate e a dei titolari arroganti, c’è evidentemente anche la colpa di Inzaghi. Il tecnico non sta riuscendo a motivare a dovere un gruppo dal grande potenziale, ma dalla scarsa personalità. La differenza dovrebbe farla il tecnico, ma Inzaghi non è Conte e in questi frangenti si vede eccome.

L’aver vinto qualche trofeo ha reso parecchi membri del gruppo, curiosamente quelli meno dotati e cruciali, eccessivamente sicuri e spocchiosi, specialmente contro avversari sulla carta più deboli. Urge una lavata di capo immediata, se necessario anche da parte della dirigenza. Perché i tifosi ed i colori nerazzurri non meritano un atteggiamento simile. C’è di che vergognarsi dopo partite simili.

Pietro Magnani

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