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Coco: “Derby caldo anche senza pubblico. Rispetto l’Inter, ma nel cuore ho il Milan”

Un’attesa lunga due settimane per via dello spazio occupato dalle nazionali, ma che finalmente volge al termine per regalare un match emozionante e spettacolare a tutti gli sportivi. Mancano ufficialmente meno di 24 ore al derby della Madonnina tra Inter e Milan, una sfida in cui storia e interessi di classificano si condensano in soli 90 minuti. A parlare delle sensazioni che si provano in una partita del genere, è stato Francesco Coco sulle pagine mitomorrow. Questa la sua intervista:

Sono giorni particolari per via dei tanti contagi tra le fila dell’Inter, che derby dobbiamo aspettarci?
“I derby sono partite uniche perché può sempre succedere qualcosa, non sempre vince la più forte. Certamente l’Inter è la squadra che più si è rinforzata e che contenderà lo scudetto alla Juventus. Sarà un derby divertente e aperto a tutto anche perché il Milan è la squadra più in forma post lockdown. Lo è da mesi, ormai”.

Si vuole sbilanciare con un pronostico?
“I pronostici sono sempre carini, ma non ci si prende mai (ride, ndr). La partita è aperta. C’è grande aspettativa per vari motivi, anche perché se l’Inter vince sorpassa il Milan e se vincono i rossoneri vanno già a più cinque. Sarà un derby caldo, nonostante la quasi assenza di pubblico”.

Il pubblico, appunto.
“Penso si debba approfittare di questa situazione per un’iniziativa: dare la possibilità alle curve di esporre le loro coreografie e lasciarle lì in qualche modo per tutta la durata dell’incontro, non solo ad inizio gara come è sempre avvenuto in condizioni “normali”. È sempre stata la parte più bella del derby di Milano”.

Di derby giocati, quali ricorda con più e meno piacere?
“In positivo senza ombra di dubbio il 6-0 quando vestivo la maglia del Milan. In negativo quelli di Champions con i due pareggi, che ci estromisero dalla finale”.

Più Inter o più Milan?
“Ho tanto rispetto per l’Inter, mi sono trovato bene, ma io sono cresciuto al Milan. Il club mi ha fatto studiare, crescere e diventare uomo. Ho fatto la trafila nel settore giovanile, ho esordito in prima squadra, mi sono fatto conoscere al grande calcio. Il Milan è il club che più mi è rimasto nel cuore e lo sarà sempre”.

Dell’esperienza in nerazzurro cosa ricorda?
“Vi arrivai nell’estate del 2002 dopo il Mondiale di Corea e Giappone. In quella campagna acquisti arrivarono con me anche Crespo e Cannavaro. Facemmo un’ottima stagione, uscendo in semifinale di Champions. E comunque l’ombra del 5 maggio non si era ancora assorbita. L’ambiente era depresso”.

Cosa cambierebbe della sua carriera?
“Non mi sarei infortunato così spesso. Non ho rimpianti anche perché tutte le scelte negli anni le ho fatte sempre per tentare di migliorare. Poi nella vita tutto può cambiare in un attimo. Basta avere la serenità interiore di aver fatto la scelta giusta in quel mentre. Mi sono rotto due volte il crociato, ma mi hanno condizionato di più i miei continui infortuni alla schiena”.

Cosa può fare il nostro calcio per arrivare al termine della stagione? Crede sia percorribile il modello “bolla” dell’Nba?
“La bolla costi elevatissimi. E poi ci mancano le strutture. Queste sono cose più grosse di me, non ho le competenze. Ma penso anche che la vita non possa fermarsi e che il calcio debba dare un segnale importante”.

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Antonio Siragusano

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