Come sono andati gli acquisti 2019/2020 in casa Inter? Il bilancio, reparto per reparto
Da Eriksen a Lukaku: il report di fine stagioneDIFESA ED ESTERNI
Diego Godin
Altalena: difficile trovare parola più azzeccata per descrivere il rendimento del Faraone in nerazzurro. Arrivato prima dell’annuncio di Antonio Conte, pronto ad una nuova esperienza dopo svariati anni a primeggiare nella retroguardia dell’Atletico Madrid, ha avuto difficoltà ad adattare il suo gioco alla difesa a tre del tecnico ex Chelsea e Juventus; relegato in panchina, con Alessandro Bastoni capace di sottrargli una maglia da titolare, ha lavorato per riconquistare la fiducia dell’ambiente e di Conte in primis. Mai una parola fuori posto, con i compagni (D’Ambrosio soprattutto) che spesso ne hanno sottolineato la straordinaria professionalità. Nel finale di stagione, con fatica, sudore ed impegno, ha dimostrato a tutti, addetti ai lavori e non, come il suo curriculum parli chiaro; inoltre, con la rete, purtroppo ininfluente, contro il Siviglia, è diventato il sesto giocatore nella storia a siglare un gol sia nella finale di Europa League che in quella di Champions League: Godin può essere un’arma vincente anche nella prossima annata.
Valentino Lazaro
In molti si aspettavano che potesse sollevare la fascia destra nerazzurra e farla camminare, sulla scia di un episodio biblico ben più celebre del suo passato in maglia Hertha Berlino; Conte aveva scelto Valentino Lazaro come individuo di riferimento in quel ruolo, capace di fondere un’esuberante fase offensiva ad un ripiegamento di livello, vista la maturazione calcistica avvenuta sui campi del centro di sviluppo Red Bull, a Salisburgo. I 22,4 milioni di euro versati nelle casse dei berlinesi, con cui aveva collezionato 3 gol e 7 assist nella Bundesliga ’19/’20, non sono risultati un investimento lungimirante: per l’austriaco solamente 11 presenze, con due assist tra Serie A e Champions League. A gennaio il prestito al Newcastle ed ora quello al Borussia Mönchengladbach, con diritto di riscatto fissato a 13,8 milioni di euro. Una cosa, però, è certa: l’Inter gli è rimasta nel cuore.
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Cristiano Biraghi
Ricordate Inter-Empoli? Ultima gara dell’anno, decisiva per un approdo in Champions League per la seconda annata consecutiva. Se la risposta è affermativa, non potete aver dimenticato l’ingresso in campo al 73′ del brasiliano con il numero 29; beh, dopo quell’ultima partita in maglia Inter di Dalbert, ci si augurava di non vedere più strafalcioni sulla fascia sinistra nerazzurra. Con Cristiano Biraghi, invece, specialmente in fase difensiva, in più occasioni i tifosi della Beneamata hanno vissuto spiacevoli déjà-vu. Secondo le ultime voci di mercato, potrebbe essere prolungato il prestito dei due giocatori, con Dalbert al Franchi e l’ex Fiorentina a San Siro anche nel 2020/2021, ma difficilmente Biraghi avrà un ruolo da protagonista nei meccanismi dei meneghini. In gergo cestistico, lo si potrebbe definire un comprimario da rotazione, utile in chiave lista Champions League: il suo passato nel vivaio nerazzurro rischia di essere l’ancora a cui rimanere aggrappato per una permanenza futura ad Appiano Gentile.
Victor Moses
Un acquisto tanto chiacchierato, nonostante si potesse intuire fin dall’inizio che non avrebbe rivoluzionato le gerarchie sulla fascia destra nel centrocampo a cinque dell’Inter. Voluto fortemente da Antonio Conte, che l’ha fatto rinascere ai tempi del Chelsea, Victor Moses si è dimostrato una buona alternativa a Candreva prima e a D’Ambrosio poi; sebbene sia partito dall’inizio solamente in quattro gare in campionato, il nigeriano ha collezionato 5 assist, di cui il più celebre non può che essere quello per il 4-2 di Romelu Lukaku nel derby di ritorno. Con l’arrivo di Hakimi, comunque, il suo destino lontano dalla Milano nerazzurra sembrava già delineato; ora che sembra incrinarsi anche il rapporto con l’ex CT della Nazionale, l’acqua del Tamigi pare ancor più vicina di quella dei Navigli.
Ashley Young
Il suo arrivo nel mercato di riparazione invernale sembrava la classica toppa destinata a coprire un buco in maniera provvisoria e, probabilmente, non del tutto adeguata. Fin dall’esordio in campionato contro il Cagliari, invece, Ashley Young è stato capace di far propria la fascia sinistra, con strappi decisivi ed un rendimento da 4 gol e 5 assist tra Serie A ed Europa League. Nel finale di stagione, sia in campionato che oltre i confini italiani, il britannico ha alzato ulteriormente l’asticella: la gara in trasferta contro l’Atalanta ne è la prova, con un cross magistrale per D’Ambrosio ed un sinistro a giro che ha ricordato i suoi primi anni in carriera, quando si muoveva tra le posizioni da ala sinistra a quelle da seconda punta. L’età avanza, certamente, ma nella prossima stagione può essere un’ottima alternativa dalla panchina ad un laterale mancino titolare, per dimostrare che le 35 candeline non ne hanno scalfito la rapidità; da piccolo, d’altronde, era solito passare i pomeriggi a Stevenage con Lewis Hamilton, uno che di corse se ne intende.