Paolo Condò, nel quotidiano La Repubblica, ha commentato il fatto che ha fatto più discutere nel derby di Coppa Italia tra Inter e Milan: il giornalista ha analizzato il duro scontro tra Lukaku e Ibrahimovic, sottolineando che le parole dello svedese non erano razziste. In seguito le parole.
TRASH TALKING – “Quello che ha fatto Ibra a Lukaku nel derby ha un nome molto preciso: si chiama trash talking, ed è un metodo, largamente diffuso nelle competizioni di vertice, e spesso anche nella partite di calcetto fra colleghi, per innervosire l’avversario portandolo a sbagliare, a reagire, a farsi espellere. I professionisti del settore, e Ibra certamente lo è, memorizzano le informazioni che possono tornare utili, quelle che rivelano i punti deboli degli avversari“.
NO RAZZISMO – “C’era del razzismo nella miccia accesa da Ibra? No. Semmai del classismo: sei un seguace del voodoo, quindi un selvaggio. Fra l’altro Zlatan, che ha vissuto un’infanzia paragonabile per complessità a quella di Lukaku, ha precisato ieri che il suo intento non era razzista“.
ESPEDIENTE SLEALE E VIGLIACCO – “Quel che è successo non può essere considerato normale, una “cosa da campo” e basta. Il trash-talking è un espediente sleale e vigliacco per trarre un vantaggio indebito, e se l’arbitro avesse capito meglio quel che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi avrebbe dovuto espellere entrambi i giocatori, calcando poi la mano nel referto più sul provocatore che sul provocato“.
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