Verso il Triplete: Inter-Juventus, armate a confronto
Le due formazioni sono state messe a confronto dalla Gazzetta dello sportTante diversità, tante similitudini ed un obiettivo comune: oggi come nel 2010 il Triplete è un tabù per le formazioni italiane. L’Inter di José Mourinho riuscì a sfatarlo, ora la palla passa alla Juventus di Massimiliano Allegri. Ecco l’analisi della Gazzetta dello sport:
DIFESA – I reparti difensivi di entrambe le squadre sono stati costituiti da grandissimi difensori: all’Inter la coppia Lucio-Samuel ha scritto la storia, così come il trittico Barzagli-Bonucci-Chiellini ha riscritto le gerarchie in tutta Europa negli ultimi anni. Tante similitudini nell’atteggiamento “eroico” della squadra: nel 2010 furono Eto’o e Zanetti la dinamo del successo interista, oggi nella Juventus i punti cardine sono Mandzukic e Buffon. In più, in entrambe le formazioni, è presente una nota brasiliana: Maicon tra i nerazzurri, Dani Alves tra i bianconeri.
CENTROCAMPO – La scelta di Mou di virare al 4-2-3-1, modulo comune per entrambe, arrivò solo nel marzo del 2010 contro il Chelsea, e questa decisione trasformò l’Inter nel carrarmato che travolte l’intero continente. Modulo comune, sì, ma con una grossa differenza: l’esterno come Cuadrado riesce ad elettrizzare la folla più di quanto facesse a suo tempo Pandev. Per intendersi, il 4-2-3-1 “allegriano” offre un gioco più dedito all’attacco rispetto a quello di Mourinho, che era improntato su una mediana più muscolare e meno fantasiosa rispetto a quella bianconera. Differenze enormi anche nel “numero 10”, colui che inventa calcio: all’Inter c’era Sneijder, alla Juventus c’è Paulo Dybala. Giocatori straordinari ma con stili di gioco differenti tra loro.
ATTACCO – Dall’Argentina…all’Argentina. I bomber delle due squadre rispondono al nome di Diego Milito e Gonzalo Higuain, nati entrambi nella terra del Dio del calcio, Maradona. Uguali i numeri arrivati alle semifinali di entrambe le punte: 3 gol a testa.
LE DIFFERENZE – A quell’Inter mancava il nucleo italiano che in questa Juventus è ben presente: l’anima e lo spogliatoio dei nerazzurri parlava fortemente argentino, come da tradizione nerazzurra. Differenze anche nella gestione delle due aziende: il mecenatismo di Moratti contro la programmazione maniacale degli Agnelli.