30 Novembre 2014

Cordoba:”Mi voleva il Real, il migliore? Ronaldo, e su Cuper, Mancio e Mou…”

Ivan Ramiro Cordoba concede una lunga ed interessante intervista a The Times of Malta, in cui racconta, a cuore aperto, la sua carriera. Da quando militava ancora nel San Lorenzo, alla sua avventura all’Inter con gli insegnamenti di grandi allenatori come Cuper, ManciniMourinho, questi i temi trattati da Ivan Cordoba:

SCAMPATO PERICOLO REAL – “Nessuna marcia indietro, è stato facile, volevo solo approdare all’Inter. La storia del Real su di me è vera. Il mio tecnico dell’epoca Ruggeri mi ha guidato, aveva grande fiducia in me: così mi seguivano Inter, Real e altri club, Ruggeri era vicino al Real con buoni rapporti, gli consigliò di prendermi, ma la storia è andata così: tre ore prima che firmassi per l’Inter il presidente del San Lorenzo mi disse: ?Ivan, il Real pagherebbe di più per te e ti offrirebbe anche un contratto migliore’. Io ho risposto: ?No, presidente, con tutto il rispetto, so che per te è molto importante ma ho deciso e voglio andare all’Inter?. Nella mia testa c’era solo l’Inter e ho fatto così”.

I PRIMI ANNI ALL’INTER – “Erano difficili perché abbiamo lavorato duramente e con impegno per raccogliere i frutti dei nostri sforzi, ma non siamo riusciti a dare questa soddisfazione a club e tifosi. Quando arrivi a fine campionato a mani vuote in un club come l’Inter è difficile. Parlavo molto con Zanetti e ci confortavamo l’un l’altro, dicendo che questo doveva cambiare, prima o poi, e che il lavoro che facevamo avrebbe dato i frutti attesi. La Coppa Italia vinta ci tolse il peso di non vincere nulla. Da lì abbiamo iniziato una striscia di vittorie che ci hanno fatto dimenticare il brutto periodo”.

DA CUPER A LEONARDO – “Quando Cuper è arrivato ha cercato di mettere la squadra sotto la stessa disciplina ed etica sportiva. Siamo andati molto vicino a vincere, lui ha messo le basi per quello che sarebbe venuto dopo. Successivamente, Mancini ha trovato terreno fertile ed ha continuato il lavoro più facilmente. Con Mancini abbiamo rimosso quel blocco psicologico che avevamo. Ci ha dato grande fiducia e un?altra mentalità. Poi con Mourinho abbiamo fatto quel salto di qualità per realizzare il desiderio dei tifosi dopo aver vinto tanti scudetti. I tifosi sognavano la Champions League, anche noi la volevamo. Era davvero difficile, ma il lavoro iniziato da Cuper, proseguito con Mancini e Mourinho ci ha permesso di trionfare in Europa. Un altro allenatore che è stato sulla panchina per poco, ma ha creato un pezzo di storia per il club è stato Leonardo. Ha preso un gruppo che iniziava ad avere dei dubbi, ha chiarito le idee, ha restituito alla squadra la fiducia e siamo riusciti a vincere la Coppa Italia oltre a giocarci un ruolo di primo piano in campionato. Naturalmente da tutti gli allenatori ho imparato qualcosa, ma con questi quattro il modo cui è stata gestita la squadra è stato fondamentale perché, con una rosa con molti campioni, si devono mettere a loro agio e assicurarsi che siano nella condizione giusta per mostrare le proprie qualità in campo e fuori, come gruppo”.

L’INTER ATTUALE – “A mio parere abbiamo giocatori per fare ancora meglio. Hanno bisogno della serenità che gli permette di svolgere al meglio il loro compito in campo. Motivo per cui sono all’Inter. Hanno un sacco di qualità, ma non capisco come mai non si esprimano al meglio. Sono stati presi perché sono giocatori da Inter. L’ingrediente mancante è che non ci sono le giuste condizioni perché possano mostrare appieno il loro potenziale”.

IL MIGLIORE? SEMPLICE – “Per me il più forte resta Ronaldo. Quando si è infortunato la seconda volta ed era vicino al rientro è normale che avesse un po’ di paura. Nelle partite ufficiali non faceva tutte le cose che vedevamo in allenamento ed erano indescrivibili. Dopo aver smesso non ho più visto nulla di simile. Faceva certe mosse che lasciavano a bocca aperta, Ronaldo è stato il giocatore più spettacolare che abbia mai visto. L’avversario più duro è stato Andriy Shevchenko. E? stato un grande campione ed è stato bello giocare contro di lui perché ogni volta abbiamo messo un sacco di intensità in partita. Per dare il massimo per la nostra squadra, con un top player davanti come lui devi dare sempre più del 100%”.

L’ADDIO ALL’INTER – “Sarò sempre grato al club per avermi permesso di fare questo passo nel modo meno traumatico. A giugno sono andato in vacanza, dopo l’addio al calcio, e quando sono tornato ero il team manager. Ero con la squadra tutto il tempo, presente a tutti gli allenamenti e l’unica cosa che mi mancava era giocare. Davo una mano al gruppo, era molto importante. Non ho sofferto nello smettere di giocare e sono rimasto molto volentieri a fare questo lavoro. Ora la vita va avanti e farò un altro lavoro. Io non mi vedo da allenatore, forse in un lontano futuro, non so. Per ora non mi interessa. Non ha molto appeal per me. Mi sarebbe piaciuto essere un allenatore dei difensori, per prepararli in modo specifico, sarei stato felice di farlo, ma non mi vedo alla guida di una squadra. Mi piace condividere la mia esperienza con i ragazzi più giovani”.

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