Couceiro: “45 milioni per Joao Mario? Un affare. Pioli lo sta…”
Queste le parole dell'ex allenatore al Vitoria Setubal del portogheseIl centrocampista portoghese Joao Mario, dopo un promettente avvio di stagione, sta trovando difficoltà a giocare con continuità nell’ultimo periodo, anche a causa della crescita di giocatori come Banega e Kondogbia. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il suo ex allenatore al Vitoria Setubal, José Couceiro, non ha però dubbi sul futuro del suo ex pupillo:
Mister Couceiro, è sorpreso dall’utilizzo non sempre continuo di Joao Mario nell’Inter?
«Non sono sorpreso, anzi, me lo aspettavo che avrebbe incontrato momenti di difficoltà».
Ci spieghi…
«Innanzitutto per lo spirito che viene coltivato nei giocatori delle tre grandi di Portogallo. Quando cresci nello Sporting, nel Benfica o nel Porto i tuoi avversari sono quasi sempre più deboli e tu sei abituato a essere migliore degli altri individualmente e come gruppo».
Quando è arrivato da lei a Setubal, cosa aveva notato di lui?
«Aveva un talento indiscutibile e infinito, possedeva un’intelligenza sopra la media dentro e fuori dal campo. Era semplice confrontarsi con lui perché capiva il gioco meglio e prima degli altri».
Qual è stato, o qual è, la difficoltà maggiore per lui?
«Si tratta dell’aspetto tattico. In Portogallo era abituato a giocare sempre in attacco, a pensare meno alla fase di non possesso. Adesso sta comprendendo che quando devi inseguire l’avversario, quello che conta è la posizione. Essere in quella corretta, ti consentirà di fare meno fatica per recuperare il pallone».
Stefano Pioli, nel 4-2-3-1, lo vede davanti alla difesa o come trequartista. Nello Sporting e con la nazionale giocava e gioca da esterno alto: qual è la sua migliore posizione?
«Quella su cui sta lavorando Pioli, nella zona centrale. Poi si può disquisire se dietro alla prima punta, dove lo vedo meglio, o se davanti alla difesa. Ma comunque nel cuore del gioco».
Ha vinto un Europeo partendo larghissimo a sinistra…
«Certo, quando è senza palla. Osservate i movimenti. In fase di non possesso è largo, poi la riceve e cerca di convergere. È la sua natura. Lui è un numero 8, un giocatore box-to-box che può giocare anche nel 4-4-2 o al 4-3-3».
L’impatto è quello di un giocatore poco rapido. Conferma?
«Lui è resistente, ha una fisicità che lo rende impermeabile agli urti. La velocità non è la sua caratteristica principale. Ma lui è veloce con la palla tra i piedi. Può sembrare un paradosso, ma va più forte con il pallone che senza».
Diventerà un grande giocatore?
«È già un top player. Uno dei migliori giocatori per il futuro. L’anno prossimo, nella sua seconda stagione italiana, avrà un adattamento più veloce. Lui ha una mente aperta, apprende rapidamente. E avrà capito il calcio italiano che è molto più tattico e con molte più transizioni rispetto a quello portoghese. Un altro paradosso: se fosse andato a giocare nel Barcellona, avrebbe avuto un inserimento più semplice perché il gioco è più simile alla sua formazione».
Siete rimasti in contatto?
«Ci sentiamo, è felice della scelta, non ha rimpianti di aver accettato l’Inter anche se gli capita di stare in panchina. Ha capito, maturerà anche così».
E’ stato giusto quindi spendere 45 milioni per il suo cartellino?
«Il prezzo lo fa il mercato, non so se sia una valutazione corretta. Ma lo volevano in tanti: In Inghilterra, in Spagna e anche in Russia. E poi faccio un ragionamento: se Pogba è stato pagato 105 milioni dal Manchester United, dico che i 45 spesi dall’Inter per Joao Mario sono un grandissimo affare. Ha una caratteristica che noi allenatori amiamo: la continuità. Non sfornerà prestazioni eccezionali, ma ha un rendimento continuo di altissimo livello durante ogni partita e durante la stagione».
In conclusione, cos’ha di così speciale Joao Mario?
«La sua normalità è l’aspetto eccezionale. È un giocatore speciale perché è un ragazzo normale».
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