Crespo: “Curioso di questa nuova avventura al Banfield. Sampaoli? Ha preso delle decisioni sbagliate”
L'ex calciatore nerazzurro racconta la sua vita al Banfield e l'addio al calcio giocatoHernan Crespo, ex attaccante dell’Inter, ha iniziato la sua nuova esperienza come allenatore del Banfield e ha raccontato come la sta vivendo al Clarin. Ecco le sue parole:
RITORNO IN ARGENTINA – “Non venivo qui da quando ho lasciato la Nazionale nel 2007. Più tardi sono venuto in vacanza, ma alcuni giorni“.
NUOVA SFIDA – “Perché non provarci? È molto semplice: il calcio è la mia passione, mi piace il lavoro che faccio, mi sono preparato per questo e se la proposta è seria perché no. Quello che non volevo è dare prestigio, camminare con i pugni, da una parte all’altra, con follia. Ecco perché ho scartato le opzioni che non mi convincevano. Qui è stato generato un bel giorno e un ritorno“.
PERIODO DI STUDIO – “Mi è sempre piaciuto: tattica, strategia, insegnamento. Nello stesso momento mentre stavo giocando volevo che succedesse a me, desideravo non voler prendere una valigia, andare, venire. Volevo vivere almeno due o tre anni di fila nella stessa casa È per questo che mentre facevo il corso tecnico allo stesso tempo ha detto “Spero che mi succeda”. E ho lavorato in televisione, ho coperto Copa America e Coppa del Mondo. Ecco perché ho accelerato: sono andato a visitare i tecnici, ad ascoltare, a migliorare me stesso, a incorporare le cose e a vedere cosa c’è dall’altra parte della scrivania“.
RITIRO CALCISTICO – “E’ terribile, viene generato un vuoto molto grande. Ho deciso di andarmene e non me ne sono mai pentito. Ma non hai quell’adrenalina, la sfida per migliorare e soprattutto l’esame ogni domenica. Sei abituato alle vertigini e la vita è un’altra cosa. Ha un lato positivo: inizi a scoprire cose che sono belle, una cena con gli amici il sabato sera, vai a un battesimo, a mangiare in famiglia la domenica. Ma manca qualcosa. In qualsiasi momento, quella pressione scompare. Nessuno ti capisce: ci sono persone che vanno in pensione a 65 anni e si sentono strane. È a disagio perché vuole andare al lavoro, continuare con la sua routine. Ci ritiriamo a 35, 36 anni. Ed è molto difficile essere pensionati a 36 anni. Dici ‘e ora? E ora cosa facciamo?’ C’è una vita davanti e affrontarla non è facile“.
VITA DA ALLENATORE – “E’ bello. Se voglio stare calmo, starei a casa mia. Sai com’è, ma ne hai bisogno. E quello di cui ho bisogno è di avere di nuovo l’adrenalina. Siamo pazzi. Ci sono cose che non puoi gestire. Si cerca di sedurre dall’idea, dalla metodologia, ma ci sono situazioni che vanno oltre, coinvolgendo il giocatore, la sua famiglia, la leadership. Allora non hai molto potere“.
ULTIME FASI DELLA CARRIERA – “Ho giocato nell’ultima fase della mia carriera da giocatore a Parma e Genova. È un’altra vita, un’altra mentalità, un altro guardaroba, tu respiri altre cose. È un’esperienza spettacolare e ti dà la linea guida di quanto sia fondamentale la testa. Ci sono giocatori che lottano per non scendere e che hanno qualità impressionanti, questo è il motivo per cui ci sono categorie. Perché si gioca in una grande, media o piccola squadra. Se arrivi in alto è perché la testa e le gambe sono equilibrate. Se non ti alzi, c’è qualcosa che non funziona affatto bene”.
BANFIELD – “Alla fine della giornata devi mostrare un’idea. Mi piace essere un protagonista, giocare in un campo rivale. La proposta mi sembra molto interessante. Poi è il calcio, non concorderemo su tutti loro, ma vieni a vedere. Molte volte il destino del gioco è in piedi. Lo vivi dalla maturità del tuo tempo. Vedi il calcio con un’altra testa, più come insegnante. E fai attenzione che essere un insegnante non significa che non vuoi vincere. Voglio vincere, voglio che la squadra giochi bene. Mi sembra che il modo in cui ha molto a che fare con esso. A tutti noi piace vincere, ma come è molto importante. Gioca male e vinci? Accetto. Mi aiuterà a essere in grado di correggere. Ma come ottengo la vittoria è fondamentale. Sicuramente farà molto meno male se gioco bene e perdo“.
NAZIONALE ARGENTINA – “Oggi il tecnico è Scaloni e devi rispettarlo. Ovviamente il modo di gestire la selezione negli ultimi anni non è stato il massimo e quello che è successo con Sampaoli ha sorpreso tutti, è stato molto sciatto. Ora Scaloni ha trovato questa possibilità e sta andando bene. Penso che con il passare delle partite, il desiderio dell’AFA fosse di cercare un altro allenatore. Non so quanto tu voglia andare e trovare qualcun altro. È difficile dire di no alla squadra nazionale. Ma tutti avranno i loro tempi. Penso che sia ora di mostrare quanto siamo seri. Se rispettiamo un’idea, un progetto. Dal momento in cui scegli qualcosa, è perché ti fidi di un’idea. È inevitabile che la Copa América sia un esame, che si svolgano anche le Qualificazioni e che la Coppa del Mondo sia l’evento massimo. La credibilità deve essere guadagnata“.
MONDIALE RUSSIA – “Non ero sorpreso. Come fan fa male, ma per un ragazzo che vive da questo e guarda il calcio da un certo punto di vista, capisci che non è sorprendente quello che è successo“.
MESSI – “Lui è un essere umano. E alla fine dei conti la nazionale è un invito. Ti invitano. Logico che vuoi giocare sempre, ma è anche un giocatore che può permetterselo, ha giocato tanto. In effetti, è l’unico che non può accettare l’invito e dire “aspetta per te”. E dobbiamo dire “Sono tornato quando vuoi”. Dopo il resto sono normali, o eravamo normali. Tutti lo vogliono. Molte volte vogliamo da lui quello che deve fare una squadra. E lo vogliamo da lui solo. Questa è la cosa complicata“.
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