Cruz: “L’Inter merita la finale, io credo alla rimonta. Lautaro? Mai avuto dubbi, aveva solo bisogno di tempo”
L'ex attaccante argentino crede nell'impresa della formazione nerazzurra in Coppa ItaliaJulio Ricardo Cruz, probabilmente una delle bestie nere che della Juventus che più ha fatto gioire i tifosi dell’Inter ogni volta che incrociava i bianconeri. In totale le reti in carriera dell’ex centravanti argentino contro la formazione juventina sono state dieci, anche se probabilmente le più importanti restano le due siglate nel successo per 3-1 con Cuper al timone della squadra: “E chi se la dimentica. Venivamo da un inizio difficile che costò la panchina a Cuper. Partita straordinaria, vincemmo 3-1 con due miei gol”. A seguire l’intervista completa di Cruz, pubblicata questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport.
E poi ci prese gusto ad esultare in casa della Juve, alla quale ha segnato più di tutte: 10 reti.
“In effetti a Torino ho fatto diversi gol, ma il più bello resta la punizione proprio in quel 3-1. Non era la mia specialità, ma mi sentivo di calciarla nonostante avessi davanti Buffon che era già il più forte portiere del mondo. La misi proprio all’incrocio…”.
E fece gol anche nei quarti di Coppa Italia 2007-08, eliminando la Juve: un altro 3-2 basterebbe pure stavolta all’Inter.
“Sono ottimista, ce la può fare. Mi spiace di come sia finita all’andata, non meritava la sconfitta. Sarà dura, però l’Inter ha tutto per poter vincere e volare in finale. Da troppi anni manca una coppa, è arrivato il momento di rivincere un titolo”.
E a Torino ritorna la Lu-La.
“Lukaku e Lautaro sono una coppia fenomenale. Non conosco personalmente Lukaku, ma lo ammiro tanto. Il suo impatto con l’Italia è stato incredibile. Fa tutto benissimo, segna, gioca di sponda, crea spazi per i compagni. E, cosa ancora più importante, si cerca tantissimo con Lautaro. Lavorano l’uno per l’altro e questo fa la differenza”.
Ci ha messo un po’, ma ora Lautaro è devastante.
“Non avevo dubbi su di lui. Aveva bisogno di tempo per ambientarsi a un nuovo calcio, molto più veloce e tattico. È successo a tanti sudamericani di soffrire al primo anno in Europa, ma poi ci siamo imposti”.
Sorpreso dal lavoro di Conte?
“No, perché dovrei… Lo ricordo da calciatore avversario e si vedeva che aveva la leadership per fare l’allenatore. Così come avevo visto in Gallardo e Simone Inzaghi quella voglia di imparare che è tipico di chi sa già cosa farà una volta smesso. Sa chi mi ha sorpreso invece? Almeyda. Un grande amico che non pensavo potesse fare una carriera così importante da tecnico: è straordinario. Tornando a Conte, ha sempre lasciato il segno: alla Juve, al Chelsea e da c.t. dell’Italia. Una garanzia. Ma devo dire che mi piace anche Pirlo: ha portato le sue idee e ora comincia a vedersi il risultato”.
Le manca l’Italia?
“Molto, mi sento un po’ italiano. Il calcio mi ha dato tanto anche umanamente: ho conosciuto persone meravigliose e ho ancora tanti amici. Un giorno spero di tornarci a vivere”.
Magari con suo figlio Juan Manuel, centravanti del Banfield che ricorda molto papà.
“Sì, in effetti è uguale a me. È stato sfortunato perché il giorno che doveva debuttare in prima squadra si è fatto male un difensore ed è saltato il suo ingresso. Poi la pandemia ha bloccato i campionati e ora sono arrivati calciatori più esperti. Ma io ci credo, sono certo che farà strada e che un giorno anche lui sarà protagonista in A”.