Da goleador a capitano vero: Icardi ora è il leader dell’Inter, i tifosi se lo godano
Il processo di maturazione di Mauro Icardi sembra ormai destinato a completarsi nel giro di poco tempoPer non perdere di vista l’obiettivo finale da raggiungere, è doveroso ricordare il motivo per il quale si inizia il viaggio. E la premessa in questo caso è doverosa: per molti anni i tifosi dell’Inter, costretti ad attraversare stagioni dalle forti sfumature fallimentari, hanno faticato a trovare un giocatore che potesse reincarnare i valori della tifoseria. Forse anche per questo è ormai impossibile udire un coro proveniente dalle parti della Curva Nord “ad personam”. Il problema relativo al capitano però era ascrivibile non solo alla zona più calda del tifo nerazzurro, ma anche al resto della compagine. Ora, dopo anni di forte tempesta, potrebbe essere finalmente arrivata la quiete.
Il nome per risolvere il rebus è quello, ovviamente, di Mauro Icardi: attaccante infallibile in area di rigore che nel corso degli anni, grazie al lavoro di tecnici come Mancini e Spalletti, ha saputo migliorarsi anche in fase di non possesso, come dimostra l’emblematica chiusura nei propri ultimi 16 metri sulla ripartenza del Genoa non più tardi di un mese fa. Le statistiche sono tutte dalla sua parte: capocannoniere della Serie A a soli 22 anni nella stagione 2014/15, il più giovane attaccante straniero a raggiungere quota 50 gol in Italia ed un posto nella speciale classifica dei migliori 10 marcatori della storia dell’Inter. Tevez parlò della Serie A come una sorta di Università per gli attaccanti, e più di qualche esperto concorda nel dire che Icardi a questo punto sia ad un passo dal conseguire il Master. A soli 24 anni.
Il lato più controverso e discutibile sulla decisione di affidare ad Icardi la fascia di capitano di un club così importante è sicuramente il lato extra-calcistico: la professionalità del calciatore è fuori discussione, ma per spettatori abituati a Zanetti, Cambiasso, Bergomi e Facchetti, forse il passo è quantomeno avventato. Troppo giovane, troppo materialista. La storia d’amore condita da molti “colpi di scena”, se così vogliamo chiamarli, con Wanda Nara poi non impone altro che far masticare un boccone amaro, per una tifoseria che fa dell’impegno spasmodico il mantra da seguire, come l’assegnazione ufficiale di quel pezzo di stoffa così sacro ad un giocatore così apparentemente inadatto. “Neanche Mancini gliela vuole dare” – si mormora nell’ambiente Inter – “ma gli impegni commerciali impongono questa scelta. Miranda sarebbe stato sicuramente più adatto…”. Icardi sente, comprende e registra. Saranno tutte dichiarazioni che prima o poi smentirà. Sa di essere un bomber senza eguali in Italia, e studia per diventare la guida carismatica e tecnica dei suoi compagni.
La prima stagione da condottiero passa in sordina, anche perché l’Inter vince quasi sempre durante il girone d’andata e crede nel sogno Scudetto, lasciandosi alle spalle partite come quella della stagione precedente contro il Sassuolo, dove proprio Icardi ebbe una lite con la Curva Nord. La seconda parte di stagione però è un inferno, ma sotto accusa va tutta la società, non solo l’argentino. La vera svolta avviene nella stagione 2016/17: l’estate è tormentata dalle voci di un possibile trasferimento di Icardi al Napoli, anche se lui tramite Instagram lancia messaggi d’amore per la Milano nerazzurra. Mesi di rumors terminati poi con il prolungamento di contratto fino al 2021 con annesso adeguamento di contratto. Sembra tornare la pace, ma non è così. L’Inter in campo parte male, ma inanella le vittorie contro Juventus ed Empoli che sembrano lanciarla verso le zone alte della classifica. Poi il fattaccio. L’uscita del libro di Icardi Sempre Avanti crea una guerra aperta tra lui, capitano materialista, e la Curva Nord. Mesi di alta tensione che nemmeno la cura Pioli può seppellire a suon di vittorie. I corsi e ricorsi storici di Vico trovano forma nella squadra nerazzurra: prima l’illusione, poi la glaciale realtà. Al termine di Fiorentina-Inter è lo stesso Icardi a denunciare mancanza di leadership: “Io parlo, ma ad alcuni sembra non interessare ciò che ho da dire”. La stagione è ormai volta al termine, ma forse è meglio così. Come da suggerimento della tifoseria, è meglio calare un velo pietoso.
L’estate 2017 è la culla per la rinascita del 9 argentino: non una parola fuori posto, e tanti messaggi di amore incondizionato verso i colori dell’Inter. “Sogno di essere il capitano dell’Inter a vita? Perché no? Questi colori sono la mia seconda pelle”. Lavoro duro sotto l’ombra di un perfezionista per eccellenza, Luciano Spalletti. Ed i frutti si vedono sia in campo che fuori. 11 gol in 10 partite, 2 dei quali nell’attesissimo Derby contro il Milan e altrettanti nel match di ieri con la Sampdoria che ha portato l’Inter prima in classifica per una notte in attesa del risultato del Napoli. Sembrava una partita da vecchia Inter, quella di ieri. Con la paura di non vincere contro i propri sogni. A fine partita ad accorgersene per primo è proprio lui: “Abbiamo dominato per 70 minuti. Inammissibile rischiare di buttare tutto all’aria per un finale del genere. Non sono soddisfatto, anzi sono un po’ arrabbiato. Ora sotto con l’Hellas“. Parole da leader vero con il nove sulle spalle e la fascia al braccio. Parola di Icardi. Gli interisti se lo godano, è lui l’uomo giusto per tornare grandi.
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