Diego Godin, un’istituzione del calcio mondiale. Anche se, a volte, non basta per prendere una maglia da titolare e non lasciarla più. E’ quello che è successo al difensore uruguaiano arrivato all’Inter la scorsa estate dall’Atletico Madrid. Le qualità umane e tecniche mai messe in discussione, ma una disposizione tattica che sembrava mal sposarsi con le caratteristiche del Flaco.
Mesi passati a fare da comprimario, a guardare giocare gli altri, tanto da finire al centro di voci di mercato, senza mai una parola fuori posto. Merce rara al giorno d’oggi. Tempo in cui, chiunque, cerca di fare la voce grossa, pretendendo un posto in campo. Tra dichiarazioni a mezzo stampa e intervento dei procuratori, in questi anni abbiamo assistito a centinaia di giocatori che richiedevano spazio, che si sentivano migliori dei loro compagni di squadra.
Non Diego Godin, lui no. Uomo prima di tutto, e calciatore poi, di un tempo che sembra ormai andato. Professionalità e dedizione alla causa avanti a tutto il resto. Ha lavorato in silenzio per mesi, accettando le panchine senza fiatare. Finché non è arrivato il suo momento. Perché tanto di uno così, prima o poi, se ne ha bisogno. Il finale di campionato gli ha ridato una maglia da titolare, la forma fisica e le prestazioni sono tornate ad essere all’altezza.
In Europa League, Antonio Conte ha scelto il suo leader e Diego Godin ha risposto presente. L’uruguaiano è uno di quelli che sa come si vincono i trofei, il suo carisma e la sua personalità stanno risultando essere decisivi per il definitivo salto di qualità da parte di tutta la rosa nerazzurra. Ieri sera al termine della partita vinta contro il Bayer Leverkusen, durante la conferenza stampa ha risposto alle domande dei giornalisti, chiarendo, se mai ve ne fosse bisogno perché di uno così non se ne può fare a meno.
Sui mesi passati ha dichiarato: “Se non giocavo è perché dovevo allenarmi meglio e così ho fatto. Se io non scendo in campo, c’è un al mio posto un compagno da rispettare. Sono scelte e prima di ogni cosa viene l’Inter.”
Parole di un leader vero, parole di Diego Godin.
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