25 Giugno 2019

Dal “metodo Conte” ai segreti del sergente Pintus: la rivoluzione di Lugano per far correre l’Inter (fino a giugno)

A Lugano il prossimo 8 Luglio partirà ufficialmente stagione 2019/2020 interista targata Antonio Conte e si protrarrà poi nella tournee Cinese. Ecco come la squadra si appresta ad approcciare al ritiro estivo dal punto di vista della preparazione atletica

Antonio Conte, con tutta probabilità, completerà il suo staff ormai già conosciuto, con la figura del preparatore atletico Antonio Pintus soffiato al Real Madrid di Zidane che affiancherà, tra gli altri, le figure di Costantino Coratti e Julio Tous. Fortemente voluto dall’allenatore leccese, al “sergente” sarà affidato uno dei compiti più delicati di tutta la stagione e cioè quello di mettere la squadra nelle condizioni di arrivare pronta e fino in fondo in tutte le competizioni che vedranno l’Inter impegnata.

Amante della corsa, Pintus instaurerà il metodo  tradizionale di allenamento che prevede poco pallone e molto allenamento fisico. L’obiettivo principale sarà quello di incrementare la forza e la resistenza fisica dosando sapientemente e personalizzando il lavoro per ciascun calciatore a seconda della condizione iniziale. Pintus sostiene infatti il metodo degli sforzi dinamici, il massimo sforzo per carichi non particolarmente alti che, unitamente alla giusta dose di pianificazione tecnico-tattica consente a questa filosofia di allenamento di gestire al meglio la profilassi degli infortuni come documentato in molte delle sue esperienze calcistiche. In questo contesto è interessante capire come potrà inserirsi armonicamente il più complesso c.d. “metodo Juventus” o se vogliamo “metodo Conte” dato che fu proprio lui con il suo staff tecnico, a instaurarlo negli anni Torinesi; il metodo Juventus nasce dallo studio del “training check”, un progetto che ha come target quello di differenziare e perfezionare l’allenamento sulla base di  cognizioni, esperienze e abilità che vanno a comporre la preparazione atletica.

Conte (come anche faceva Mazzarri) studierà molto i video degli allenamenti e i dati statistici sui rendimenti sviluppati da algoritmi ad hoc; collaborerà in modo assiduo con il suo staff che comprenderà psicologi e nutrizionisti per non lasciare nulla al caso. E’ questa l’unica via per tentare di migliorarsi e superare i limiti di una squadra non sempre costante che molto spesso si è complicata la vita da sola. C’è in questo senso da sfatare un grande tabù e cioè quello della “sindrome” di fine/inizio anno dove, eccezion fatta per gli anni di Mou, si è riscontrato sempre un calo di condizione e qualità del gioco che, nella maggior parte dei casi, ha pregiudicato pericolosamente i finali di stagione a prescindere dal numero di impegni ufficiali. Chissà se sia sta colpa dei sovraccarichi in palestra imposti da Benitez o della carenza di glicogeno (citato a suo tempo da Mourinho) nei tessuti muscolari dopo l’anno del Triplete. Resta il fatto che con tutti gli altri coach che si sono alternati negli anni, gli infortuni sono stati troppi (vedi l’anno di Stramaccioni dopo la vittoria a Torino contro la Juve) e i rendimenti, altalenanti, molto simili tra loro.

Spalletti con le sue due qualificazioni Champions in extremis è riuscito, seppur con successo, a confermare la “regola” del rendimento (calante a partire da gennaio) e ha dovuto fare i conti con infortuni cronici, talvolta inventati, e scarso impegno da parte di alcuni giocatori. Insomma con Conte la musica dovrebbe cambiare: unione di intenti, coinvolgimento totale, sentirsi importanti anche dalla tribuna. Il comandante venuto da Lecce non accetterà gente demotivata o non pronta e se davvero vorrà un’Inter “regolare” dovrà contare su un esercito pronto alla guerra, dirompente nell’offensiva e in grado di sacrificarsi nel difendersi. La domanda però sorge spontanea: può davvero esistere un’Inter regolare? Ai posteri l’ardua sentenza…

di Marco Manniello

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