D’Ambrosio: “Mi voleva il Milan, ma ho voluto l’Inter. Il Capitano può giocare ancora! Mi ispiro a Maicon”
D’Ambrosio Inter, a quattro mesi dall’inizio della nuova avventura l’esterno si racconta.
Danilo D’Ambrosio, primo acquisto dell’era Thohir, arrivato a gennaio per rinforzare le fasce della squadra nerazzurra, nell’ultimo periodo sta riuscendo a collezionare più presenze di quanto non abbia fatto nei mesi iniziali, anche grazie all’infortunio di Jonathan.
L’esterno campano, intervistato da Libero, ha tirato le somme di questi mesi iniziali con la maglia nerazzurra, toccando diversi argomenti, a partire dal suo passato granata fino ad arrivare agli obiettivi in nerazzurro.
THOHIR – “Non mi sento il primo giocatore di una nuova era: molti me lo fanno notare, ma per me l’importante è stato arrivare in un club blasonato“
ZANETTI – “Anche il Capitano fu il primo giocatore dell’era Moratti? Sì, è vero. Spero di fare la metà di quanto ha fatto lui. Fare una carriera così andrebbe già oltre i miei obiettivi. Sento parlare del suo ritiro, ma non penso che possa smettere fra venti giorni. Magari lo farà, però per come lo vedo io potrebbe giocare altri dieci anni“.
TORINO – “Lasciare il Toro è stata una scelta difficile: avevo il posto “fisso” ma volevo fare un salto di qualità in una squadra importante. Volevo mettermi in discussione per vedere dove posso arrivare. Adesso le cose non sono più le stesse, cambiano gli obiettivi della squadra: in granata pensavamo a salvarci, qui, invece, c’è l’Europa in ballo. Inoltre, un conto è se pareggi in casa col Bologna con quella maglia, un altro è se questo si verifica con l’Inter, sembra una sconfitta“.
TATTICA – “Il gioco dell’Inter deve essere più offensivo, si punta sempre a vincere ogni partita mentre il Torino è più guardingo. Ci vuole tempo per entrare negli schemi del mister. Parla anche il passato, alla lunga tutti quanti sono usciti ed hanno fatto un gran campionato, all’inizio è normale che gli esterni possano fare un po’ di fatica. Anche perché al D’Ambrosio dell’Inter non si chiedono le stesse cose del D’Ambrosio di Torino. Giocare a destra o sinistra, per me è uguale, ultimamente mi ha schierato a destra ma non cambia molto. Così come cambia poco tra difesa a 3 o a 4. Contano più i concetti che il modulo. Se vuoi emergere all’Inter serve grande personalità, servono spalle più larghe“.
SCUDETTO – “Cosa ci manca per lo Scudetto? Bisogna programmare: l’anno prossimo ci saranno nuovi acquisti, è un periodo di transizione. I frutti arriveranno negli anni”.
MAZZARRI “La squadra rispecchia l’allenatore. Se il mister non è mai stato esonerato ed ha fatto bene da tutte le parti sicuramente ci sarà un motivo”.
DERBY – “I derby tra Torino e Milano sono completamente diversi. C’è molta distanza tra Juve e Torino, mentre Inter e Milan sono più vicine. Del derby di Milano non si parla solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo, per cui è normale che si senta di più. I rossoneri sono pieni di giocatori forti, sono un’ottima squadra, ma noi siamo l’Inter e non possiamo temere nessuno, soprattutto il Milan“.
MILAN – “Potevo andare al Milan a gennaio? Forse non abbastanza, visto che sono arrivato all’Inter. Ma sono io ad aver voluto più l’Inter rispetto al Milan. Al Milan ho già segnato, ma a prescindere dalla mia prestazione o da un mio gol l’importante è vincere il derby, nient’altro“.
MODELLO D’ISPIRAZIONE – “Quando ero piccolo essendo di Napoli e giocando trequartista il mio modello non poteva che essere Maradona. Poi sono cresciuto e mi hanno arretrato di posizione, quindi è diventato Maicon“.
CHIUSURA CURVA: “San Siro senza la propria curva è surreale. In queste grandi piazze è normale che l’appoggio dei propri tifosi sia una cosa in più, ci dispiace non poterli averli vicini“.
IL GESTO SU TWITTER – “Ho voluto donare 0,50 euro per ogni follower ad un’associazione che aiuta i bambini della mia terra: è una cosa nata spontaneamente. Tutto ciò che faccio non lo vado a dire sui giornali o sui social. Però volevo da tempo aprire un profilo e volevo farlo in maniera differente dagli altri. Ho pensato a questa iniziativa in modo che anche la gente possa fare un gesto importante nei confronti dei bisognosi“.
RIMPIANTI – “Nel 2005 potevo andare al Chelsea, invece ho scelto la Fiorentina. E’ passato troppo tempo, avevo 17 anni. Credo però di aver fatto la cosa giusta“.
NAZIONALE – “Non lavoro giorno dopo giorno con l’ansia di dover arrivare a Euro 2016. Cerco sempre di pensare partita per partita. La Nazionale però passa prima dall’Inter, prima di mettere in difficoltà Prandelli dovrò mettere in difficoltà Mazzarri“.
RINGRAZIAMENTI – “Sicuramente devo dire grazie ai compagni di squadra. Ma anche a Ventura, perché con i suoi insegnamenti ho sentito meno l’impatto con una grande squadra come l’Inter. Mi ha dato fiducia, mi ha insegnato tatticamente tante cose su cui primo ero in difficoltà. Con lui ho imparato sia tatticamente che al livello della personalità, anche a credere nelle mie potenzialità, in quello che posso fare e cercare di fare ogni giorno sempre di più. Ne approfitto per salutare anche mio fratello gemello, Dario, per fargli un grosso in bocca al lupo perché si è operato al malleolo. Domenica scorsa era allo stadio a vedere la partita, molti si sono preoccupati perché lo hanno visto in stampelle e pensavano fossi io“.