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Darmian: “Conte più bravo di Mourinho e Van Gaal. Europeo? E’ la mia ambizione”

Matteo Darmian è senz’altro l’uomo del momento in casa Inter. Nei match cruciali della stagione, come contro Cagliari e Verona nelle ultime settimane, ha dato un apporto fondamentale grazie alle sue reti decisive. Probabilmente, ad alimentare quest’aria di sorpresa, pesa anche il fatto di essere arrivato in sordina ad inizio stagione solamente come vice Hakimi, mentre adesso spera addirittura in una chiamata di Roberto Mancini in vista dell’Europeo. Intervistato questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, l’ex Manchester United ha iniziato dalla canzone che ascolta prima di ogni partita: “Thunderstruck, la mia preferita. AC/DC, il mio primo concerto: giocavo nel Padova, andai a Udine. Da allora li ascolto sempre. E mi danno la carica”.

In campo s’è visto. Lei è l’uomo dei 15 punti, lo sa? Sei con il Cagliari, nove col Verona: l’ha detto Conte.
“E pensare che in squadra c’è gente molto più abituata di me a segnare… Ma se arrivano i gol, tanto meglio. Ma ancor più importante è essermi guadagnato la fiducia di allenatore e compagni”.

È più bella l’attesa dello scudetto o il momento esatto in cui arriverà?
“No no, la vittoria sarà l’ora più esaltante. Ora manca ancora qualche punto, speriamo di farli il prima possibile. Questa stagione è stata un crescendo. Ma già dall’inizio sapevamo che avremmo fatto bene”.

Quando ha pensato: ‘Ok, questo è l’anno giusto’?
“Sassuolo, girone d’andata. Tutto quel che c’è stato prima e dopo. Era una partita delicata per noi, in campionato stavamo lasciando troppi punti per strada. Vincere quella domenica era decisivo per il morale. Se ragiono complessivamente, l’uscita dalla Champions, per quanto negativa, invece di abbatterci ci ha caricato”.

Ci racconta il discorso di Conte dopo il sorpasso sul Milan?
“Chiaro e fermo: ‘Ora loro sono dietro, psicologicamente abbiamo un vantaggio. Dipende tutto da voi, non facciamo l’errore di guardare gli altri’. E noi l’abbiamo fatto”.

Matteo Darmian (@Getty Images)

Arrivato in sordina ma poi decisivo: cos’è, una scommessa vinta?
“La prova che ho fatto bene a rientrare in Italia. Nell’ultimo anno a Manchester vedevo poco il campo. I momenti in cui non sei protagonista aiutano a crescere. Ma con il calcio ragiono come da bambino: ho sempre voglia di mettermi in gioco”.

Non è stato però tutto semplice per voi giocatori, a gennaio travolti dalle voci di difficoltà societarie.
“Siamo professionisti, abbiamo fatto quel che era giusto fare: concentrarci sul nostro lavoro. E così ci siamo compattati ancor di più”.

Conte ha fatto il suo nome per l’Europeo. Ci spera?
“Quella maglia è l’ambizione massima. Ho avuto la fortuna di giocare un Mondiale e un Europeo: sono qui, faccio del mio meglio. Poi vediamo…”.

Da Euro 2016 a oggi: ha ritrovato lo stesso Conte?
“Come se non lo avessi mai lasciato: agguerrito, ha la stessa voglia di allora di portare la squadra al massimo”.

Dove l’ha migliorata?
“Tatticamente. E dal punto di vista caratteriale”.

Ci racconti Van Gaal.
“Un maniaco delle regole. Fu lui a volermi allo United. Uno dei primi giorni a Manchester mi prese da parte e mi disse ‘tu sei qui grazie a me. Hai la mia fiducia, ti giocherai il posto con Valencia, sappi che per me il nome non conta’. Così fu”.

Poi Mourinho.
“Non ha altri amori al di fuori della vittoria. Gli devo dei trofei, pure un’Europa League”.

Cos’ha Conte in più rispetto a loro due?
“Ha grandi idee, tatticamente è una marcia avanti”.

E la Premier più della A?
“L’apparenza. È più fisica e meno tattica, le partite sono box to box e allora le gare risultano belle da vedere. Ha fascino maggiore per questo, ma non vuol dire che la A sia da meno”.

Lei, interista proveniente dalle giovanili del Milan: lo scudetto è una rivincita?
“No, del Milan posso solo parlare bene: sono rimasto lì 11 anni, mi hanno fatto diventare uomo. Le nostre strade si separarono perché quel Milan era una grandissima squadra e io avevo solo bisogno di giocare”.

Il migliore nel suo ruolo?
“Oggi Alexander-Arnold, in passato direi Zanetti e Cafu, del quale sono stato compagno”.

Matteo Darmian, Getty Images

In allenamento riesce a star dietro ad Hakimi?
“Ci provo, ma è dura… Per età e talento, è uno di migliori”.

Da appassionato di libri…quale descrive meglio questo campionato dell’Inter?
“Ama il tuo nemico’ di John Carlin. È la storia della nazionale sudafricana di rugby che nel 1994 vinse il Mondiale in casa, con la nazione appena uscita dall’apartheid. Il successo arrivò grazie a uno spirito di squadra eccezionale”.

Ha mai letto Open?
“Bellissimo. So dove vuole arrivare. Alla mia famiglia io in realtà devo tutto. Mio padre è stato il mio primo allenatore e tifoso. Anzi, lo è ancora oggi. Con lui facevo il centrocampista centrale, si fidava di me”.

In una parola: lo scudetto per Darmian è…
“La gioia, la chiusura di un cerchio. Ai ragazzi che vogliono diventare calciatori dico: non abbandonate mai il vostro sogno, non perdete mai il sorriso neppure di fronte alle rinunce, che pure sono necessarie”. 

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Antonio Siragusano

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