“Io facevo tutto in bici. Sono cresciuto in un paesino molto piccolo di cinquemila abitanti e lì tutti vanno in bici. Io andavo a scuola in bici, a calcio: anche quando giocavo con il Feyenoord, dove ho esordito a 17 anni. Mi è capitato di andare allo stadio in bici o in metro e magari i tifosi mi chiedevano: ‘Ma non vai a giocare?’. E io: ‘Sì, anche io sto andando’ (ride, ndr)”.
Simone Inzaghi e Stefan De Vrij (@Getty Images)
Se il calcio fosse il post impressionismo, chi tra Conte e Inzaghi sarebbe Van Gogh, più fantasioso e chi Mondrian, più ordinato?
“Sicuramente Conte sarebbe più Mondrian e Inzaghi più Van Gogh. Con Inzaghi avevo già lavorato alla Lazio, Conte ha una carriera importantissima e ha sempre vinto. Lavorando con lui capisci il perché. Con Inzaghi i nostri difensori vanno anche all’attacco, con Conte abbiamo vinto lo scudetto dopo tanto tempo e ora si vede. Quando Inzaghi ha iniziato la stagione c’era già la base vincente e sta facendo una stagione importante”.
È facile fare il difensore centrale della difesa a tre?
“Per me no. serve tantissima comunicazione con i compagni. C’è una linea a tre o a cinque e devi romperla più spesso per uscire. Tra di noi ci chiamiamo le uscite”.
L’olandese è difficile: come si pronuncia il tuo nome?
“De Frei. La pronuncia olandese è tra le più difficili al mondo”.
Se ci fosse un re nell’Inter, chi sarebbe?
“Direi il mister o Handanovic”.