Del Bosque: “Lukaku? L’avrei schierato nella mia Spagna. Ad uno così gli costruisci la squadra attorno”
L'ex allenatore spagnolo elogia il centravanti belga per lo straordinario stato di formaIntervistato questa mattina sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Vicente del Bosque ha parlato della nuova versione di Romelu Lukaku da leader tecnico e carismatico dell’Inter. Il maestro spagnolo, che in carriera si è regalato successi inimmaginabili sia a livello di club che con la nazionale spagnola, tra i tanti meriti e complimenti attribuiti al centravanti belga, probabilmente il più bello e significativo lo ha dedicato nel passaggio in cui ha parlato della vittoria dell’Europeo del 2012: “Ma se avessi avuto uno come Lukaku l’avrei usato, non sono mica fesso. Quando hai uno così gli costruisci attorno la squadra”. Questa l’intervista completa dello spagnolo:
Se le dico di pensare a un “nueve”, chi le viene in mente?
“Guti! Scherzo, però al Madrid giocando con Guti e Raul abbiamo segnato tanto e giocato bene”.
Tra la sua Spagna e il Barça di Guardiola avete dominato il mondo col “falso nueve”, però le voglio chiedere di un “nueve de verdad”, classico.
“Noi abbiamo vinto un Europeo attaccando con Iniesta, David Silva e Fabregas. Non era un vezzo o un’imposizione filosofica: era la soluzione che ci sembrava più adeguata alle risorse che avevamo, e abbiamo avuto ragione. Ma se avessi avuto uno come Lukaku l’avrei usato, non sono mica fesso. Perché alla fine ciò che conta è la qualità, e la qualità condiziona favorevolmente gli schemi. Quando hai uno così gli costruisci attorno la squadra”.
Uno come?
“Uno che se deve tener palla per far salire la squadra o rimediare punizioni lo fa. Se deve puntare l’uomo lo fa. Se deve far da sponda lo fa. Se deve tirare lo fa. Lukaku mi sembra un giocatore che si adatta ad ogni circostanza, indipendente e affidabile, sul quale tutti possono contare, a cominciare dall’allenatore. Ai miei tempi si diceva che in una squadra che si rispettasse doveva esserci sempre un 9, sempre, come il portiere. Ecco, Lukaku è il miglior esempio di quell’attaccante che un tempo era considerato un dogma. È uno col quale i difensori sono sempre a disagio. C’è sempre il dibattito su chi infastidisca di più l’avversario, il centravanti forte fisicamente, il carrarmato, o uno più rapido e abile: beh, io penso che oggi per un difensore non ci sia persona più complessa da marcare e fermare che Lukaku. E poi non ci sono giocatori adatti ad una o un’altra epoca. Se uno è forte è forte sempre. E se uno è mediocre magari può migliorare da qualche parte, ma alla lunga resta mediocre”.
Si aspettava una progressione così di Romelu?
“Lukaku ha solo 27 anni ma sembra giochi da una vita, e ha già fatto bene in passato. Però ho come l’impressione che all’Inter abbia trovato l’ambiente ideale per lui, sia in campo che a livello più generale. A volte sono le squadre a far grandi i giocatori, e il caso dell’Inter con Lukaku va in quella direzione: un ottimo giocatore che all’Inter di Conte ha incontrato la dimensione ideale, crescendo ancora un po’”.
Si dice che le difese della Serie A siano complicate da affrontare, una specie di tesi di laurea per gli attaccanti.
“Sì, ma la forza di Lukaku è che non pensa ad esami di sorta, a me sembra che tutto gli rimbalzi addosso, dentro e fuori dal campo. Ho l’impressione che sia assolutamente indifferente alle circostanze, che lo marchino a uomo o a zona, che si difendano in 10 o lascino spazi. Lui vive di vita propria”.
E con Lautaro Martinez combina al meglio.
“Sì, sono una coppia bene assortita. Lautaro si muove bene nello stretto, nel breve ed è un ottimo complemento. Come lo era Raul per Morientes, o per Ronaldo. Formano una coppia che potremmo definire classica ed è sempre valida, perché la qualità è a temporale”.
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