E’ stato senz’altro un calciatore importante Gigi Di Biagio nel periodo trascorso con la maglia dell’Inter. In un gruppo fortissimo, fatto di tanti campioni e allo stesso tempo tanti amici, che per poco in quella famosissima stagione 2001/02 non riuscì a vincere uno scudetto che a detta di molti avrebbe ampiamente meritato se non fosse stato per quella sconfitta arrivata all’ultima giornata contro la Lazio e che a distanza di anni rappresenta una ferita aperta nella storia del club nerazzurro.
Tagliando col passato, però, quella di oggi – allenata da Antonio Conte – è una formazione che potrebbe riportare l’Inter al tricolore dopo 11 anni di astinenza. Di questo e non solo, con un occhio rivolto ovviamente al derby di domenica contro il Milan, ha parlato proprio Di Biagio nell’intervista rilasciata questa mattina sulle pagine di Tuttosport:
All’Inter un’esperienza intensa.
“Fin da subito. Forse il mio ricordo più bello è proprio il primissimo in maglia nerazzurra. Arrivai a Milano il venerdì, esordii domenica per una ventina di minuti. Entrai in campo, alla prima toccata lanciai Vieri che realizzò il 3-0 contro l’Hellas Verona. Tutto lo stadio si alzò in piedi e partì in modo naturale un coro a me dedicato. Nacque un rapporto incredibile con i tifosi dell’Inter, un qualcosa che porterò sempre dentro. Poi certo, ci sono anche tanti gol importanti, oltre al dispiacere che in un anno siamo andati vicini a vincere tutto e poi non ci siamo riusciti. Centrocampisti? Ce ne sono di forti in Serie A”.
Come vede la stracittadina di domenica?
“Finalmente si gioca un derby scudetto, tra due squadre importanti. Ad inizio stagione non pensavo che il Milan potesse fare così bene, vedevo l’Inter più avanti per il tricolore. Oggi credo che i nerazzurri godano ancora dei favori del pronostico, ma i rossoneri restano un’ottima squadra. Vedremo una grande partita”.
Può essere una gara decisiva per l’esito finale della competizione?
“La frase: ‘il campionato è lungo’ la si dice sempre. Ma un’eventuale vittoria dell’Inter, magari con due gol di scarto, importanti ai fini degli scontri diretti, darebbe una bella sterzata al campionato. Sarebbe una bella botta”.
Come Gagliardini e Barella.
“Entrambi rappresentano il prototipo del calciatore moderno. Sanno fare tutto. Sono interni di centrocampo che si inseriscono e posseggono intelligenza tattica. Parliamo di giocatori di altissimo livello, oggi si parla di più di Barella, ma non dimentichiamoci che quando Gagliardini firmò per l’Inter sembrava uno dei centrocampisti più forti d’Italia. E resta un ottimo elemento”.
In questo momento Barella è il migliore degli italiani e tra i migliori d’Europa?
“Per quello che sta facendo vedere in questo periodo sì. Dovrà confermarsi, ma sicuramente ce la farà. Conosco il ragazzo e la sua voglia. È sicuramente tra i giocatori più forti della Serie A e ci siamo perché lo sia anche in Europa”.
Lei ha allenato anche Bastoni.
“Alessandro è fantastico. A 18 anni era titolare in Under 21, poi l’ho pure convocato in nazionale maggiore per uno stage quando ero c.t. ad interim. Su di lui non ho mai avuto dubbi. È un predestinato”.
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