FOCUS – Di Campagnaro e di altre amenità: la complicata convivenza tra Club e Nazionali
Club e nazionali, un binomio che non decolla. La stagionale abitudine di leggere giorni e giorni di cronaca su una contesa Club-Federazione per un giocatore palesa ormai un problema da più parti conclamato e di contorta risoluzione. All’Inter, dove pensavamo di averle viste tutte, è scattato recentemente il meccanismo inverso: era la Nazionale a chiedere di onorare due impegni amichevoli con un giocatore infortunato da un mese in un club, creando una dinamica del tutto inedita e senza precedenti che ha inasprito i rapporti tra la Federazione Argentina (la AFA) e il club nerazzurro.
Non che fosse già idilliaco il modo di comunicare tra i due contendenti: già nel 2011 si aprì lo scontro ritenendo la trasferta intercontinentale di alcuni calciatori la causa principale del filotto negativo Derby-Schalke che compromise irrimediabilmente la stagione dell’Inter di Leonardo. A conti fatti è stata buona la gestione del club nerazzurro, in proporzione al fatto che la Società ha appena celebrato il cambio di timone: un comunicato autorevole ha spento le velleità di Sabella, che ha in Campagnaro il suo miglior centrale per rendimento (Garay del Benfica e Roncaglia della Fiorentina i suoi principali avversari nella corsa al posto in squadra) ed è certamente per questo motivo che ha cercato di svicolare dalle regole di etica e buonsenso per onorare le amichevoli di preparazione al Mondiale, le cui indicazioni dureranno fino a Primavera in attesa di altre amichevoli. Un problema anche per l’appassionato: tra le soste nazionali e le soste natalizie, chi brama il weekend per il calcio non è ancora riuscito a completare un intero mese solare di campionati da inizio stagione.
Per questo la ECA (European Club Association), che esiste dal 2008 ed è presieduta dal grande ex nerazzurro Karl-Heinz Rummenigge sta lavorando con la Uefa per generare un calendario che concentri di più i match delle nazionali e spezzetti di meno i campionati: perdendo il ritmo settimanale, l’effetto Safety Car è un rischio concreto. Dall’anno prossimo vedremo i primi benefici, che generanno anche meno turni infrasettimanali senza inficiare su quelli che sono i ricavi delle federazioni sui match delle nazionali, che vengono ripartiti per quasi 600 club europei in relazione al numero di rilasci dei calciatori in nazionale e dal tipo di manifestazione. L’associazione nata dalle ceneri del G14 ha inoltre dato vita ad un nuovo memorandum d’intesa per il quale nessuna decisione che coinvolga un tesserato di un club possa essere adottata senza il consenso del club stesso e in cui i voti dei club nei meccanismi decisionali della UEFA debbano essere tenuti pienamente in considerazione. Tutto questo al netto di quelli che sono gli obblighi delle parti in causa.
Durante il caso Campagnaro, infatti, in molti avevano ritenuto il giocatore libero di scegliere cosa meglio fare, mettendolo davanti ad un bivio. Nonostante la sua condizione, le normative in merito stabiliscono che un giocatore è obbligato giuridicamente a rispondere alla chiamata della sua nazionale in virtù del vincolo associativo che, in base all’ordinamento sportivo, lo lega alla Federazione: in buona sostanza è quasi come rifiutare una trasferta di lavoro, chiaramente regolata da ordinamenti e contratti. Gli obblighi giuridici riguardano anche i club che devono, secondo normativa, ?mettere a disposizione i loro tesserati alle squadre rappresentative nazionali del paese per il quale il calciatore è idoneo a giocare in base alla sua nazionalità?. Per capire comunque come le scappatoie, seppur estreme, esistano si può ricordare il precedente di Boateng, che aveva addirittura annunciato il ritiro dalla nazionale ghanese per sfuggire al vincolo, salvo poi tornare tra i convocati una settimana dopo la cessione dal Milan allo Schalke 04.
E sempre a proposito di precedenti, molte richieste di risarcimento dei club alle federazioni hanno fatto rumore negli anni: dal maxi risarcimento richiesto dal Newcastle per l’infortunio di Owen in nazionale alle polemiche che il Bayern ebbe con la nazionale olandese nel 2010 a seguito dell’infortunio di Robben nell’immediato post-mondiale. Qualche passo avanti lo abbiamo visto, a onor del vero: da più di un anno è in vigore una norma che tutela i club dagli infortuni rimediati in nazionale, per cui la Fifa è obbligata al risarcimento basato una formula piuttosto semplice: ingaggio giornaliero moltiplicato per il numero di giorni di infortunio, a partire dal ventottesimo giorno di infortunio e fino a un massimo di 7 milioni e mezzo di Euro.
Facendo i dovuti scongiuri e rilanciando nelle mani di Thohir i prossimi capitoli del rapporto Inter-Nazionali, prendiamo atto dell’ineluttabile fatto che la regolamentazione è ancora tutta da scrivere e modificare: evitare situazioni spinose ed assurde deve rappresentare la priorità per migliorare la situazione ed evitarne altre. Per evitare di rivedere il solito film già visto.