FOCUS – Offresi gol al prossimo avversario
Difesa Inter: i nerazzurri e l’emergenza gol subiti
Criticata, bistrattata, additata come la principale colpevole delle sventure di questa prima parte di stagione, la difesa dell’Inter è nell’occhio del ciclone e, ad onor del vero, motivi per mugugnare ce ne sono tanti. Il 4 a 2 contro la Roma ha evidenziato per l’ennesima volta la fragilità del reparto difensivo, a confronto con uno dei migliori attacchi, quello giallorosso ma, non dimentichiamoci che, neanche un mese fa, il Parma e De Ceglie la castigavano per ben due volte.
Indipendentemente dal nome dell’avversario quindi, l’Inter prende gol, distrazioni ed errori individuali ripetuti danno quasi la sensazione che in allenamento, si lavori solo dal centrocampo in su. Walter Mazzarri ha sempre fatto molta attenzione alla fase difensiva e, ad inizio stagione, sembrava avesse trovato la quadratura del cerchio con un Vidic in formato Manchester dei tempi migliori e con Ranocchia e Juan attenti e precisi. Ma l’illusione di aver azzeccato la formula giusta ha lasciato ben presto spazio alla cruda realtà fatta di tanti, troppi palloni, raccolti da Samir Handanovic.
A proposito di quest’ultimo, i consistenti numeri in negativo che caratterizzano la difesa nerazzurra, sarebbero potuti essere ancora più catastrofici se, il buon Samir, avesse deciso di fare il portiere normale, quello che si limita a fare il compitino senza sussulti. Fortunatamente, il numero uno nerazzurro ha limitato il passivo e continua a farlo, giorno dopo giorno, tra miracoli e rigori parati che attenuano leggermente le nefandezze della retroguardia.
La difesa è un reparto, poi ci sono il centrocampo e l’attacco che, quella difesa devono supportarla, gli avanti attraverso un lavoro di ripiegamento, se non continuo quantomeno alternato e i centrocampisti facendo filtro e stoppando le avanzate degli avversari sul nascere. Nel 4-4-2 di Mancini, poi, è fondamentale lo scambio tra terzini e centrocampisti e dunque puntare il dito solo sui difensori sarebbe ingeneroso e fuorviante.
Tuttavia, un’analisi delle problematiche dei singoli giocatori può essere utile per capire da dove viene questa immensa fragilità.
I piedi e la testa, due cose che nel calcio, dovrebbero andare sempre di passo e che, in area nerazzurra non sembrano andare d’accordo, a cominciare da Capitan Ranocchia, al centro delle polemiche per le sue prestazioni deludenti. Il difensore azzurro che, in Nazionale, gioca con tranquillità e sicurezza, arrivato in nerazzurro si smarrisce, gravato da una fascia al braccio che pesa come un macigno, considerato chi l’ha indossata prima di lui. I mezzi tecnici di Andrea ci sono e ci sono sempre stati ma la sua fragilità mentale, in certi punti della partita, è preoccupante e non rappresenta un messaggio positivo per i compagni. Vedere il proprio Capitano che fa un fallo ingenuo e si becca l’ammonizione ad inizio partita (contro il Dnipro e contro la Roma) non può che allarmare. La sensazione è quella che debba essere sempre telecomandato e guidato da un compagno di reparto più carismatico ed esperto anche se, la sua carta d’identità, consentirebbe di poter far ormai da solo.
Il compagno esperto non può di certo essere Juan Jesus, giovane ma con una discreta esperienza in serie A. Il brasiliano è in grande difficoltà ma invece di giocare semplice per riacquisire fiducia e sicurezza, tende a strafare, come il Lucio vecchia maniera, perdendo palloni sanguinosi e decisivi nell’economia di una partita. La sua velocità è preziosa, la sua frenesia è preoccupante, la voglia di fare il fenomeno può bruciarlo presto se non inverte la rotta.
Poi c’è Vidic, il difensore di esperienza che potrebbe guidare Ranocchia, il mastino che tanto aveva ben impressionato nel precampionato e nelle prime giornate e che invece, è andato a spegnersi come un cerino di fronte ad una tempesta. Gli errori lo hanno paralizzato, la sicurezza data dalla sua carriera importante non si trova più, ma Nemanja non aspetta altro che un’occasione per dimostrare il suo valore e probabilmente, viste le alternative, l’avrà pure, molto presto.
Chiudono il cerchio Hugo Campagnaro e Marco Andreolli, il primo ripescato proprio adesso nel ruolo di terzino ma che ha dimostrato in passato di essere un ottimo centrale dal sicuro affidamento, il secondo che gioca poco e solo in caso di emergenza ma che fa sempre il suo quando chiamato: la fiducia verso i titolari non può essere illimitata e l’argentino e l’ex Chievo possono legittimamente ambire ad una maglia.
Sul fronte terzini non si sta di certo meglio. Jonathan è stato sempre ai box ed è per ora ingiudicabile, lui che si era guadagnato con costanza una maglia da titolare sta per tornare a disposizione e la notizia non può che far piacere a Mancini, a corto di laterali. Dodò, giovane e in cerca di riscatto, alterna prestazioni convincenti ad errori clamorosi, come la dormita sul primo gol giallorosso. Bene in fase offensiva, deve acquisire maggiore intraprendenza nel puntare gli avversari e deve soprattutto lavorare in fase difensiva, dove mostra lacune evidenti. Danilo D’Ambrosio ha dato forfait proprio nel momento in cui aveva trovato spazio e fiducia: due gol in Europa League e una buona spinta, il terzino di cui avrebbe bisogno l’Inter. Yuto Nagatomo invece rappresenta l’enigma per eccellenza in casa nerazzurra. Il giapponese sembra essersi perso e in questa stagione non ne ha azzeccata una. Indicativa la prestazione contro il Cagliari, con un 0-4 che in parte dipende dalla sua precoce espulsione. L’ex Cesena non spinge più e difende malissimo, condizionato da una spalla che necessita di un’operazione e demoralizzato dall’opacità delle sue stesse prestazioni. Chiude Mbaye, poco utilizzato ma che col Mancio può ritagliarsi uno spazio importante.
In questo calderone di parole, di difese a tre e di difese a quattro, una cosa è certa: per risalire la classifica bisogna chiudere la cerniera, adesso spetta a Mancini decidere modi e interpreti per farlo.