Sarebbe stato il gol del vantaggio, in uno scontro diretto contro l’Atalanta, sotto la curva Nord, nei minuti finali. Dimarco, milanese e nerazzurro, ha toccato per un momento il paradiso con le dita: o meglio, con i piedi. L’abbiamo annusata e accarezzata la vittoria ieri contro i bergamaschi di Gasperini ma la traversa ha detto no. Va bene così, verrebbe da dire, alla luce dell’andamento del match: insomma, il destino sarebbe potuto essere molto più crudele visto che la Dea con il gol di Piccoli l’aveva vinta sul finale ma, per fortuna nostra, il VAR ha negato la sconfitta interna.
Il punto può quindi andare bene all’Inter. Certo è però che molti tifosi si sono chiesti perché il calcio di rigore l’abbia tirato proprio l’ex Verona: d’altronde, la tensione di Dimarco si riusciva a percepire anche dallo schermo a chilometri di distanza da San Siro. Prima di rispondere al quesito però, c’è da dire grazie al numero 32 nerazzurro. Per tutti i motivi che abbiamo elencato a inizio articolo: la partita, poi, l’ha cambiata proprio lui. É entrato nella gara con la stessa voglia con cui noi interisti cercavamo di spingere i giocatori in campo. Ma avete visto la sua esultanza al gol di Dzeko? In caso contrario, ve ne consigliamo vivamente la visione qui sotto (con minuto e secondo esatto) perché riassume tutto l’interismo di Federico Dimarco.
Un peccato che quel calcio di rigore non sia andato dentro perché, alla fine, il paradiso è stato sfiorato anche sulle tribune ma l’evento di ieri sera ha evidenziato un problema di cui avevamo parlato anche quest’estate: chi si deve presentare dagli 11 metri?
Ieri Inzaghi nel post-partita ha cercato di fare chiarezza sulla questione: “I rigoristi sono Lautaro e Calhanoglu. Dopo loro due, ci sono Dimarco e Perisic: in mattinata, avevo visto Federico un po’ più fresco dal dischetto”. Sempre dopo il fischio finale della gara, Matteo Pessina – che conosce molto bene Dimarco – aveva suggerito a Musso di incrociare la parata perché di solito esegue in questo modo.
Probabilmente, l’emozione ha invece giocato brutti scherzi al numero 32 nerazzurro ma di particolari colpe a Inzaghi non se ne possono attribuire. Dzeko, che era ancora in campo, ne ha sbagliati la metà in carriera (10 errori dal dischetto sui 21 rigori segnati). L’altro attaccante in campo, Alexis Sanchez, ha un rapporto ancora più negativo con i rigori (8 errori su 12).
La cessione di Lukaku, al contrario delle previsioni, non ha condizionato la capacità offensiva dell’Inter. Anzi, i nerazzurri si trovano a quota 20 gol in campionato: l’anno scorso, nello stesso numero di partite, i gol erano 15. L’addio del belga però ha lasciato vacante il posto di rigorista fisso e infallibile. Lukaku le giocava quasi tutte ed era sempre presente in campo per tirare eventuali calci dal dischetto. Con le rotazioni di quest’anno in attacco invece la situazione cambia. La sensazione però è che ieri si sia trattata di una coincidenza sfortunata, visto che sia Lautaro che Calhanoglu erano usciti. Evento a cui, onestamente, non si assisterà molte volte quest’anno.
Una cosa è però certa: mister Inzaghi dovrà fare ulteriore chiarezza, trovando un terzo rigorista di affidabilità il più alta possibile. Chi potrà essere?
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