Donati: “Mourinho grande motivatore; non capisco perché…”
Di lui si diceva un gran bene e, di fatto, i milioni pagati dal Bayer Leverkusen per il suo acquisto ne confermano il potenziale: Giulio Donati, ex terzino nerazzurro, ora gioca in Germania, dove spera di poter migliorare fino a coronare il sogno di essere convocato in Nazionale. Oggi, ai microfoni di Eurosport, ha concesso un’intervista in cui ha ricordato alcuni aneddoti della sua permanenza in nerazzurro: da José Mourinho all’esperienza con la Primavera.
Ecco le sue parole sul vate di Setubal: “Mourinho è un grande motivatore, tratta tutti allo stesso modo e ti sa dare delle cariche incredibili. Quando c’era lui ero un ragazzino, però ho potuto debuttare in prima squadra nell’anno del Triplete. La sua bravura era quella di trattare tutti allo stesso modo, e in questa maniera tutti danno sempre tutto, fino alla fine, da Zanetti al più giovane della Primavera come ero io“.
Donati passa poi ha parlare dei suoi modelli: “Personalmente ho sempre preferito adeguarmi alle richieste degli allenatori. All’Inter ho visto Maicon, che è fortissimo nel suo ruolo, ma il mio vero modello è Javier Zanetti, un esempio: eccelle in fase di spinta e anche nell’attitudine difensiva. Spero di far bene qui al Bayer, poi se farò bene potrei anche aspirare a un posto in Nazionale, anche se non ci ho mai pensato. Poi chissà, magari un giorno potrei anche tornare all’Inter“.
Quindi l’ex terzino nerazzurro conclude spiegando che non ci sono motivi di attrito con la dirigenza nerazzurra e sottolinea la differenza che c’è tra Italia e Germania a proposito dei giovani calciatori: “Non sono assolutamente deluso dall’Inter, abbiamo parlato con Piero Ausilio che con me è sempre stato molto chiaro e mi ha aiutato molto in questi anni. Nella nostra scelta c’è la totale serenità, anche perché mi han dato la possibilità di giocare in Champions League. Certo, giocare nell’Inter sarebbe stata una cosa piacevolissima, perché c’era un legame che era nato quattro anni fa con la Primavera. Comunque un po’ di speranza ce l’ho ancora, anche se adesso la testa è al Bayer Leverkusen. Però non mi sono mai spiegato perché in Italia non si punti sui giovani italiani. A livello europeo abbiamo dimostrato di non essere da meno dei nostri avversari. In Italia però c’è forse più pressione e più paura che i ragazzi commettano errori. In Germania i ragazzini di 17-18 anni possono allenarsi con la prima squadra e anche giocare in campionato, è una cosa che spero cambi in Italia“.