L’estate di transizione dell’Inter datata 2021 è stata certamente l’estate delle grandi sostituzioni: quella dei grandi addii e degli oculati rimpiazzi, e cioè quelli operati da Giuseppe Marotta nel tentativo – non facile – di sostituire i nobili partenti (i vari Conte, Lukaku, Hakimi e, non per colpa del mercato, Eriksen) con altrettanti profili, possibilmente economici, che potessero evitare di far rimpiangere le pedine cedute per obblighi di gestione, per doveri di bilancio. Tra questi c’è anche Denzel Dumfries, che, a dire il vero, un acquisto economico lo è stato sino a un certo punto: 12,5 milioni al PSV Eindhoven, contratto sino al 2025, profilo di alte aspettative. Il suo predecessore? Achraf Hakimi.
Ma andiamo al nocciolo, andiamo al tema: come è riuscito, Dumfries, a sostituire Hakimi in queste prime diciannove giornate di campionato? Come è riuscito l’olandese a sostituire il marocchino? A voler individuare un denominatore comune, si potrebbe fare riferimento all’ambientamento: entrambi i giocatori (il primo arrivato nell’estate 2020, l’altro un anno dopo) hanno avuto bisogno di un certo periodo per ambientarsi con i colori nerazzurri e con il calcio italiano.
Hakimi, infatti, dopo un avvio scoppiettante contrassegnato da due assist e un gol messi a segno nelle prime due presenze in campionato con la maglia dell’Inter, andrà incontro a un periodo in cui Antonio Conte non gli darà tutta la fiducia che ci si aspettava: il marocchino scende sempre in campo, ma talvolta – in cinque occasioni – lo farà partendo dalla panchina, andando incontro a un periodo di flessione per poi riprendersi e concludere il girone d’andata con 6 gol e 4 assist in totale in campionato, con 19 presenze all’attivo di cui 13 da titolare.
Percorso analogo – ma più ‘diesel’ – quello di Dumfries, che però non ha messo a segno alcuna partenza sprint e che, anzi, ha avuto un periodo di ambientamento decisamente più lungo, che l’ha portato a esplodere solo nel mese di dicembre, in stretta concomitanza con l’infortunio occorso a Darmian. Dopo 3 panchine, 8 subentri e appena 3 apparizioni da titolare nelle prime nelle prime 14 giornate (per un totale di 2 assist), infatti, nel mese di dicembre Dumfries ha inanellato cinque presenze da titolare in altrettante gare di campionato, mettendo a segno 3 gol solo nell’ultimo mese. Un exploit che è merito suo, di Inzaghi e anche del gruppo che lo ha sempre sostenuto (ricorderete l’abbraccio con D’Ambrosio).
Dopodiché, l’opinione comune è ben nota: Hakimi è di un altro pianeta, Hakimi è già una star. Dumfries è un giocatore maturo, certo, è bravo ma Hakimi è altra cosa. Opinioni, appunto: pareri, voci e nostalgie che si sono fatti sempre più insistenti nei mesi di appannamento dell’olandese, vale a dire nel periodo in cui stava cercando di adattarsi al nostro calcio e di scoprirlo, di capirlo. Rumori, borbottii. Qualche fischio. Ora però l’esplosione, i titoli entusiastici: Dumfries ha fatto dimenticare Hakimi, e per ora questa realtà provvisoria è vera. Dumfries ha cancellato davvero il ricordo di Hakimi, ora in quest’Inter è pienamente a suo agio e si vede. E intanto, la parte decisiva della stagione si avvicina sempre più.
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